“Quasi ovunque, rispetto allo scorso anno, nulla è cambiato per le linee peggiori per i pendolari”. Il giudizio di Legambiente verso quello che viene definito dalla stessa associazione “il triste emblema della scarsa qualità del servizio che accomuna le diverse aree del Paese” è estremamente drastico. Una vita difficile quella dei pendolari di tutta Italia, che secondo Legambiente potrebbero ottenere un miglioramento delle condizioni dei viaggi attraverso la concentrazione di investimenti pubblici non su grandi opere come la Tav, ma su quelle minori ma più urgenti, dove si trova proprio larga parte della domanda di trasporto nel nostro Paese. Sono infatti 26 le opere incompiute alle quali mancano circa 10,8 miliardi di euro di fondi per il completamento, e per le quali il pubblico di pendolari che potrebbero beneficiare dell’investimento ammonta a circa 12 milioni di persone. “Nelle aree urbane vive il 42% della popolazione nazionale, ed è qui che sono i maggiori ritardi infrastrutturali rispetto al resto d’Europa, e soprattutto congestione del traffico e inquinamento”, ha commentato il vicepresidente Edoardo Zanchini.
Nel suo dossier Pendolaria 2018, Legambiente ha presentato le 10 linee ferroviarie da incubo dell’anno in corso. Il dato peggiore in assoluto è stato che rispetto allo scorso anno non è cambiato assolutamente nulla. Non un miglioramento nella classifica, non una posizione persa in classifica per le linee peggiori per i pendolari ha sottolineato il rapporto. Così, anche per quest’anno secondo l’associazione ambientalista, il premio di linea peggiore tra i peggiori in Italia è stato vinto nuovamente dalla Roma-Lido, nel Lazio, per la quale Legambiente ha sentenziato che in questi anni “Nessun cambiamento è avvenuto e nessun cambiamento è alle porte”. La linea vede ancora gli stessi problemi e una situazione del servizio davvero vergognosa per i ritardi e per la situazione di degrado in cui versano le stazioni, con investimenti per apportare migliorie mai arrivati. Sono solo 17 i convogli sulla linea (mentre erano 23 lo scorso anno e 24 nel 2015) per un’età media dei treni di 17,5 anni. In sostanza, tra i continui guasti e i problemi tecnici che portano a corse saltate e ritardi periodi, nonché il sovraffollamento dei treni e il degrado delle stazioni, la conseguenza per la linea litorale laziale è la continua diminuzione degli utenti che quest’anno è sceso a circa 55 ila, mentre pochi anni fa erano quasi il doppio (circa 100mila viaggiatori).
Al seguito della Roma-Lido ancora una volta la Circumvesuviana di Napoli, nonostante un recente bando di gara per l’acquisto di nuovi treni. Anche qui il fenomeno delle corse soppresse, il caos nelle stazioni per il sovraffollamento e i guasti ai treni sono problematiche all’ordine del giorno per i pendolari campani. L’unica speranza al momento è che attraverso il recente bando di gara aggiudicato per 220 milioni di euro per nuovi treni, la tendenza si inverta presto.
Ad aggiudicarsi il terzo posto, sempre come è avvenuto l’anno scorso, la Reggio Calabria-Taranta, una linea di 472 km, che collega tre Regioni e tanti centri portuali e turistici e che ha visto negli ultimi anni un peggioramento drastico del servizio, con riduzione dei treni in circolazione e sostituzione con bus in alcune tratte. A seguito della ferrovia Jonica, in quinta posizione la Verona-Rovigo, seguita dalla Brescia-Casalmaggiore-Parma, dall’Agrigento-Palermo, dalla Settimo Torinese-Pont Canavese, dalla Campobasso-Roma, dalla Genova-Savona-Ventimiglia, e dalla Bari-Corato-Barletta.
Dai dati quindi, le problematiche che accomunano tutte e 10 le linee ferroviarie peggiori d’Italia, sono il degrado dei convogli spesso datatati e obsoleti che per ovvie ragioni sono soggetti a frequenti guasti; binari vecchi e mai innovati; servizio carente con corse non sufficienti a coprire la domanda e frequenti ritardi; stazioni lasciate in stato di abbandono e degrado. Quindi di cose da fare ce ne sarebbero tante sui binari italiani. E per questo motivo Legambiente ha anche stilato un elenco delle questioni più rilevanti da affrontare. La prima è “l’incredibile ritardo e assenza di investimento in cui si trovano le tante infrastrutture che renderebbero più veloci e comodi i viaggi di milioni di persone – ha spiegato l’associazione – la seconda riguarda i tagli avvenuti al servizio ferroviario regionale in questi anni e la terza l’età dei treni”. Per l’associazione ambientalista, il problema è che mancano le risorse, quindi per cui “Governo e Regioni devono dunque individuare subito risorse nella Legge di Bilancio in discussione per rilanciare davvero una cura del ferro nel nostro Paese”. In particolare, ha spiegato Legambiente, “servono due scelte non più rinviabili: aumentare i treni in circolazione e realizzare le opere indispensabili a rilanciare il trasporto ferroviario per i pendolari”.
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