Non c’è solo la crisi italiana dovuta alla manovra varata dal governo gialloverde (con borse in rosso, spread alle stelle e il fuggi fuggi degli investitori), ma c’è anche la crisi dettata da un governo incapace di programmare il futuro: la prova? Basta analizzare la strategia del piano sulle infrastrutture. Ci vuole, giustamente, attenzione massima sullo spread, ma ce ne vuole altrettanta per sollevare tutte le criticità relative a un mancato investimento sulle infrastrutture che rischia di bruciare migliaia di posti di lavoro e mettere in fuga miliardi di capitali (come se non ne avessimo bisogno, ora).
Il nodo cruciale di tutta questa storia, e di cui in pochi parlano, è il Terzo Valico. Qui il problema non sono le gaffe continue di Toninelli (ministro delle infrastrutture, appunto), ma è proprio quello che fa. Il Terzo Valico, detto in parole povere, è una linea ferroviaria pensata per mettere in collegamento il nostro porto di Genova con quello di Rotterdam. I lavori sono iniziati nel 2013, e per quel che riguarda l’Italia si tratta di una percorrenza di 54 chilometri…
Oggi il Terzo Valico è al 70% della sua realizzazione e dà lavoro a 2400 persone. Se tutto procede dovrebbe dare lavoro (secondo le valutazioni del consorzio) ad altre 3000 persone. I lavori sono divisi in sei lotti, quattro dei quali già finanziati dai precedenti governi. Il quinto è stato già approvato dal Cipe (sempre nella precedente legislatura), ma poi ecco il colo di scena: con l’arrivo del ministro-gaffe cambia tutto. Una persona normale cosa farebbe (visto soprattutto il crollo del ponte Morandi che già di per sé rischia di far bruciare 2,2 miliardi al porto di Genova)? Darebbe ulteriore priorità al Terzo Valico. E invece?
Toninelli cosa ha fatto? Ha bloccato tutto. Nel decreto per Genova ha stracciato i 791 milioni di investimenti per proseguire i lavori (suscitando le ire bipartisan di Toti – presidente della Liguria in quota Forza Italia – e di Chiamparino – presidente del Piemonte in quota PD) e comunicato al Consorzio che realizza i lavori che non liquiderà la prima tranche di finanziamento del quinto lotto. Il Terzo Valico mette in comunicazione Genova con il resto dell’Europa. Se per arrivare a Milano oggi si impiega 1 ora e 39 minuti, con questa opera si impiegherebbero appena 30 minuti.
E Toninelli blocca tutto anche in attesa che la sua commissione, istituita ad hoc, valuti costi e benefici delle grandi opere italiane, compreso il Terzo Valico. Quindi avremo un Paese fermo finché la commissione di Toninelli non darà responsi. Da chi è guidata? Da un uomo di 77 anni che i benevoli definiscono pittoresco. Marco Ponti, il professore che ha in mano il destino delle grandi opere in Italia. Il suo compito è scegliere: “Volete una parola di speranza sul Terzo valico e sulla Gronda? Eccola: forse potremo evitare di buttare dalla finestra un sacco di soldi”. Questa è la linea… E poi ci chiediamo perché non si investe in Italia e sul nostro futuro?
Danilo Toninelli ha scelto lui per valutare “130 miliardi di opere pubbliche in Italia”. Sul Terzo Valico Ponti chiosa: “L’ultima valutazione risale al 2005 e l’ha fatta il costruttore. Secondo voi come ha definito l’opera? Fondamentale, chiaramente”. Ma lo è sul serio. Anche sui tempi Ponti dispensa più perplessità che certezze: la pagella sul valico dei Giovi deve arrivare a fine mese, la Gronda si spera presto: “Faremo i salti mortali”. Il problema è che il salto morale lo stanno facendo fare all’Italia e sappiamo già come andrà a finire: sarà mortale, appunto.