A dispetto della sua giovane età, Tony Hudgell è un bambino molto forte. Appena nato, il piccolo originario di Kings Hill nel Kent, ha dovuto subire l’amputazione di entrambe le gambe come risultato degli abusi subiti dai suoi genitori. Adottato da una famiglia amorevole, Tony oggi ha cinque anni e cammina grazie a protesi e stampelle. Nonostante la sua giovanissima età, il piccolo dagli occhi scintillanti ha deciso di mettere al servizio dei meno fortunati questa ritrovata motilità. Tony infatti nella sua impresa ha camminato per ben 10 chilometri negli ultimi 30 giorni sulle sue protesi, raccogliendo un milione di sterline da donare al Sistema sanitario nazionale (Nhs). Ispirato dalla storia del capitano Tom, che a 99 anni si è messo a macinare chilometri per raccogliere milioni per la sanità britannica alle prese con l’emergenza coronavirus, il piccolo Tony ha deciso di fare anche lui la sua parte. La speciale raccolta fondi è destinata all’ospedale londinese che ha salvato la vita al piccolo Tony quando aveva solo 41 giorni di vita. L’obiettivo iniziale era di raccogliere 500 sterline, ma in poche settimane la raccolta ha superato ogni aspettativa arrivando a un milione di sterline.
Tony ha perso entrambe le gambe quando aveva poco più di un mese di vita dopo aver subito abusi fisici da parte dei suoi genitori biologici, che attualmente si trovano in carcere. Le lesioni hanno portato a sepsi e insufficienza multipla di organi e le sue condizioni erano così gravi che è stato necessario amputare entrambi gli arti all’altezza del ginocchio. A gennaio scorso i suoi genitori adottivi, Paula e Mark, gli hanno regalato delle protesi, che ha imparato ad un utilizzare durante i mesi di lockdown.
Dopo essere rimasto affascinato dall’impresa del capitano Tom Moore, ha deciso di provarci anche lui. Ha cominciato a camminare e nel giro di poche settimane ha raggiunto, tramite la raccolta fondi sul sito Just Giving, un obiettivo incredibile: l’incasso di oltre un milione di sterline da donare all’Evelina London Children’s Hospital di Lambeth, a Londra, l’ospedale che gli ha salvato la vita.
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