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Tornare a vivere dopo aver contratto il Coronavirus: “Restano cicatrici, e non solo fisiche”

La corsa della pandemia globale continua a infettare sempre più persone e a mietere le sue vittime. In questa seconda ondata però sono sempre di più le persone che riescono a guarire dal Covid-19, grazie alla maggiore conoscenza che abbiamo del virus e la messa appunto di cure sperimentali. Sono ormai più di 300 mila i pazienti dismessi guariti dal Covid-19. Il numero non tiene conto degli asintomatici, coloro che pur non avendo sintomi contribuiscono ugualmente alla trasmissione del virus. Ma una volta negativizzati al tampone SARS-CoV-2 questi due tipi pazienti come dovranno comportarsi l’uno rispetto all’altro? In un intervista con Huffington-post, a provato a rispondere a questo quesito il Dottor Nicola Mumoli, Primario di Medicina Interna all’Ospedale Fornaroli di Magenta, e responsabile di uno dei pochi ambulatori post Covid presenti in Italia.

Anche Mumoli ha contratto il coronavirus e a breve dovrà sottoporsi al secondo tampone: “Quando mi negativizzerò ritornerò in ospedale e ovviamente dovrò rispettare tutte le regole, ma questo vale per tutti”. Il primo monito del medico è dunque quello di attenersi alle norme indicate per proteggere se stessi e gli altri: “Chi ha già contratto il Covid-19 non diventa immortale, perciò è bene che segua tutte le disposizioni di precauzione cui deve sottostare tutta la popolazione”, ha subito sottolineato Mumoli. Secondo il Primario chi ha contratto il Coronavirus in forma lieve o da asintomatico, deve seguire le stesse prescrizioni di una persona che non ha mai contratto il virus, ma se si hanno avuti sintomi gravi allora la situazione cambia: “Circa il 20-30% dei pazienti sono persone con gravi insufficienze respiratorie, con i 2/3 dei polmoni presi da polmonite da Covid-19. Questi malati, non solo devono rispettare tutte le prescrizioni, ma devono farsi seguire in un laboratorio post-Covid per assicurarsi che il virus non abbia lasciato delle cicatrici”.Dal maggio scorso, il dottor Mumoli e i suoi colleghi di occupano di seguire i pazienti negativizzati al virus ma non del tutto guariti: “Il coronavirus lascia cicatrici fisiche, ma anche psicologiche – ha spiegato il Primario -. Monitorare i pazienti che possono sviluppare patologie croniche legate al virus è il nostro obiettivo”. Sono tanti i pazienti guariti dalla prima ondata del Covid-19, ma che ancora a distanza di mesi dai tamponi negativi si trovano ancora a fare i conti con l’infezione. “Nei soggetti che hanno avuto un decorso più grave della malattia i problemi riscontrabili dopo la fase acuta – ha spiegato il medico – possono rendere necessaria somministrazione cronica di ossigeno o terapie farmacologiche specifiche”.
Mumoli ha ricordato anche che oltre la salute fisica, nei pazienti post-Covid bisogna curare anche la salute mentale: “Dopo la negativizzazione il paziente che ha avuto sintomi gravi va seguito anche dal punto vista psicologico. Sintomi terribili come l’affanno o l’obbligo di vivere in isolamento senza i propri cari, sono dei fattori da non sottovalutare sotto questo punto di vita”.
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