Nella Lega c’era entrato ben prima del Capitano, nel 1990. Un’avventura politica esaltante, che lo aveva visto diventare prima segretario dell’allora Liga Veneta e poi sindaco di Verona per due mandati, sotto il segno del Carroccio, nel 2007 e nel 2012. Poi, però, Flavio Tosi aveva iniziato ad allontanarsi da una galassia verde nella quale non si riconosceva più. Colpa del nuovo corso salviniano, ben diverso da quello dei suoi predecessori. Uno scontro crescente, fino all’espulsione.
Oggi, Tosi commenta amareggiato dalle pagine di Repubblica il recente raduno del popolo leghista: “A Pontida è andata in scena la solita manfrina, non ci sono più voci critiche. E poi vedere una Pontida senza Bossi fa male”. Poi un riflessione sul governo gialloverde: “Salvini ha sbagliato tutto. Voleva evitare una manovra economica lacrime e sangue e allo stesso tempo incassare le preferenze che gli arrivavano dai sondaggi. Si è dimenticato che siamo una democrazia parlamentare, che spetta al Colle sciogliere o meno le Camere”.
Poi la stoccata: “Ha commesso errori tattici-strategici che dovrebbero far riflettere gli italiani sulla sua validità come leader politico. Non ha esperienza di governo. Non ha mai amministrato nulla, neanche un piccolo comune. Perché prende tanti voti? Ripete le cose a macchinetta e la gente finisce per credergli. Prendete i migranti: sono un problema, non certo ‘il problema’. Ma lui fa passare quel messaggio. E poi ha approfittato del vuoto del centrodestra, con Berlusconi che si sta suicidando e la Meloni che non va oltre il suo orticello”.
A Tosi viene da ridere quando sente parlare di “golpe” (“Salvini sembra un pugile suonato”). Ma si rammarica per l’assenza di alternative all’interno del partito: “Ogni voce fuori coro è stata emarginata. Come Maroni o Fava. Nessuno osa più alzare la voce, le liste sono tutte in mano al segretario, che ha il potere di vita e di morte sulle candidature”.
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