Non più solo i “temi”, ora le trattative tra i partiti di maggioranza per varare il nuovo governo tirano in ballo anche l’assetto dell’esecutivo. E parte il totoministri. Il primo ruolo da assegnare è ovviamente quello del premier. L’ipotesi che prevale è ancora quella di un Conte ter anche se le quotazioni sono scese sensibilmente. L’alternativa sarebbe un governo istituzionale, con la suggestione di Mario Draghi non premier ma superministro dell’Economia. La poltrona decisiva, infatti, è proprio quella del Mef, quella che avrà il peso maggiore nella gestione del Recovery Plan. Matteo Renzi, nelle consultazioni con Roberto Fico, avrebbe chiesto almeno due ministeri, indicando quattro ipotesi: Economia, Istruzione, Infrastrutture e Lavoro.
Come ricostruisce il Corriere, “Roberto Gualtieri è considerato da una parte del Pd (e da Italia viva) troppo contiano. Il Quirinale vorrebbe assicurare continuità in alcuni settori chiave. E non è un caso che all’epoca Giovanni Tria non sia stato indicato dai partiti. Ma sostituire Gualtieri è difficile. Candidati politici all’altezza non se ne vedono, mentre sui tecnici (Draghi a parte), circolano l’ipotesi di Fabio Panetta, ex direttore generale della Banca d’Italia, oggi nel Comitato esecutivo della Bce (un nome che potrebbe mettere d’accordo tutti) e quello di Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate”.
Gli altri due ministeri sotto il tiro dei renziani sono l’Istruzione, con Lucia Azzolina protagonista di molti scivoloni sulla scuola, e quello della Giustizia. “Alfonso Bonafede e il suo giustizialismo estremo non sono graditi al Pd e a parte del Movimento. Bonafede potrebbe essere dirottato e diventare capogruppo M5S: tra i sostituti possibili ci sono Sabino Cassese, il procuratore di Milano Francesco Greco (che però è titolare di un’inchiesta sulla Lega), l’ex presidente della Consulta Marta Cartabia e Andrea Orlando. Ma il nome più forte pare essere quello di Paola Severino, che fu già Guardasigilli nel governo Monti. Piazzare un tecnico sarebbe un modo per depoliticizzare un ministero caldo, un po’ come avvenne con Luciana Lamorgese dopo il contestato mandato di Matteo Salvini all’Interno”.
Il totoministri vorrebbe anche Iv indaffarata per far ottenere a Maria Elena Boschi le Infrastrutture, che sarebbero spacchettate dai Trasporti (qui favoriti sono il Pd Graziano Delrio e l’M5S Stefano Buffagni). “Boschi potrebbe andare alla Difesa, dove darebbe il cambio a Lorenzo Guerini, che passerebbe all’Interno. Più difficile che la dem Roberta Pinotti, come si dice, approdi alla Difesa, perché l’accoppiata con Interno per il Pd sarebbe eccessiva. Se sulla Boschi reggesse il veto di M5S, salterebbe l’incastro e al Viminale potrebbe andare il renziano Ettore Rosato”.
Orlando potrebbe essere vicepremier, Guardasigilli o sottosegretario con delega al Recovery. Un altro ingresso di peso potrebbe essere quello di Goffredo Bettini, come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Sempre per il totoministri, “i 5 Stelle perderebbero, oltre a Bonafede, anche Nunzia Catalfo al Lavoro. Dicastero che non finirebbe a un renziano, vista l’offensiva sul reddito di cittadinanza: potrebbe arrivare invece il dem Andrea Marcucci o, se fosse considerato troppo filo renziano, Debora Serracchiani. Patuanelli potrebbe prendere il posto di Fraccaro come sottosegretario alla presidenza del Consiglio”.
Ti potrebbe interessare anche: Salvini sciacalla sui disabili, Iacopo Melio gli dà una lezione memorabile: cosa gli ha scritto