Un dramma che ha sconvolto l’Italia, quello del treno uscito di colpo dai binari a Lodi. Che ha causato la morte di due persone, oltre a tanti feriti e attimi di terrore. Sollevato polemiche sulle modalità di un incidente così assurdo. E che ha spezzato per sempre le famiglie delle vittime. Lo racconta, con il cuore in mano, la moglie di Giuseppe Cicciù, ferroviere scomparso, che ha raccontato al Corriere della Sera di aver capito che qualcosa non andava perché non aveva ricevuto il solito buongiorno dal marito, che arriva puntuale ogni volta che quest’ultimo lavorava con il primo turno.
“Chiamava alle sette meno un quarto per svegliarmi e darmi il buongiorno” ha raccontato Paola. Ma la mattina del 6 febbraio la telefonata non è arrivata. Un silenzio che è sembrato strano, ma non ha subito preoccupato inizialmente la donna. Più tardi, dopo aver accompagnato il figlio a scuola, è arrivata la notizia che ha sconvolto la vita della sua famiglia. La tragedia era avvenuta circa due ore prima.
Giuseppe, ferroviere di 52 anni, insieme al collega Mario Dicuonzo è morto nel deragliamento del treno Frecciarossa 9595 uscito dai binari alle 5.35 all’altezza di Ospedaletto Lodigiano, mentre viaggiava a 298 chilometri orari. Un incidente forse provocato da uno scambio lasciato in una posizione scorretta dopo un intervento di manutenzione notturno. Al momento l’ipotesi degli inquirenti è quella di un errore umano e cinque tecnici sono stati iscritti nel registro degli indagati.
“Ho chiesto di vederlo ma mi hanno detto che non è possibile”, ha spiegato la moglie di Cicciù. L’uomo era originario di Reggio Calabria, ma viveva da tempo a Cologno Monzese. Dicuonzo era invece nato a Capua e abitava a Pioltello. Entrambi erano lavoratori esperti e attenti alle norme di sicurezza. Si occupavano dell’addestramento dei colleghi più giovani. Cicciù era stato sindacalista e in prima linea proprio nel chiedere prevenzione per evitare incidenti e infortuni.
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