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Tria ammette: “Manifatturiero fermo, nostra economia vicina allo zero”

Ora è Tria a lanciare l’allarme: “Si è fermata la parte più produttiva dell’Italia, quella del manifatturiero che esporta. Poi, visto che da dieci anni cresciamo un punto percentuale in meno del resto d’Europa, significa che la nostra economia è allo ‘zero’ mentre la Germania riesce a rimanere allo 0,7-0,8 per cento. Siamo di fronte a un rallentamento della crescita in Europa. Si è fermato il motore, la Germania, di conseguenza il resto”.

Così il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, inquadra la situazione economica italiana da Piazza della Signoria, a Firenze, nel corso del Festival Nazionale dell’Economia civile. “Non faremo manovre restrittive e correttive, nessuno ce le chiede”, ha detto più avanti Tria in vista della scrittura del prossimo Documento di economia e finanza e della possibile richiesta Ue di correggere i conti pubblici.

“Siamo in una fase di rallentamento, non possiamo stringere”, ha argomentato ammettendo che “certo non avremo spazio per misure espansive” ovvero la possibilità di ampliare il deficit per sostenere la crescita. L’ultima stima del governo parla di una crescita per il 2019 all’1 per cento, ma sarà inevitabilmente rivista dopo la recessione del secondo semestre 2018 e i segnali di debolezza perduranti: l’Ocse, per citare una grande istituzione internazionale, prevede che l’Italia farà -0,2 per cento quest’anno.

Tria, indossando i panni del professore, ha rimarcato come “nell’economia della globalizzazione e dell’iperconnettività – di per sé una cosa buona perché permette di portare avanti dei beni pubblici globali come il clima e la lotta alla povertà – si è arrivati alla polarizzazione della crescita”.

L’economia di mercato, insomma, “ha portato non solo all’aumento delle diseguaglianze economiche ma alla perdita di controllo delle reti finanziarie da parte dei Paesi. Il problema è che l’impatto di una crescita squilibrata si vede in quegli stessi Paesi che hanno perso il controllo: è un impatto di tipo sociale. E non c’è stabilità finanziaria senza stabilità sociale”. Tria ha risposto alle domande del direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, sui prossimi passi del governo per cercare di rilanciare il sistema, in particolare sugli appalti.

“Credo che serva una normativa che applichi la direttiva europea, così buona parte dei lavori partirebbero. In questi giorni approveremo il cosiddetto Sblocca-cantieri e le misure necessarie per contrastare la stagnazione: mi auguro che passino in fretta, prima del Documento di economia e finanza”.

 

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