Giovanni Tria continua a vedere nero. E frena gli entusiasmi di Di Maio e Salvini. L’ormai nota questione delle clausole di salvaguardia, che nel 2020 potrebbero far scattare aumenti Iva per 23 miliardi, preoccupa il ministro. Secondo Tria, in Italia sarebbe meglio avere più Iva e meno Irpef: “E’ una mia posizione scientifica – ha detto – un’opinione sulla composizione del prelievo fiscale, per cui è meglio avere più imposte indirette, come l’Iva, e meno dirette come l’Irpef. Ma questo – ha aggiunto – non ha niente a che vedere con l’ammontare delle tasse”.
Proprio sul sostegno ai nuclei, per altro, si sta consumando una nuova frattura nel governo, con la struttura del ministro leghista Fontana che ha predisposto alcune proposte di modifica al dl Crescita, mentre il vicepremier Di Maio è andato avanti per la strada di un decreto ad hoc.
Ma, ha spiegato ancora Tria, le coperture per il decreto famiglia “non sono state individuate al momento” e il provvedimento “è stato rinviato”. Riguardo le fonti di finanziamento, inoltre, “sapremo a fine anno e non adesso se si spenderà meno di quanto preventivato” per il reddito di cittadinanza ed “è chiaro come queste spese non si possano portare all’anno seguente”.
Diversa l’impostazione sulla flat tax, che per Tria “si può fare” ma “facendo delle scelte conseguenti sul lato della spesa”, ovvero tagliando altrove. Una posizione che però non è passata inosservata e ha chiamato il M5s a una replica immediata.
“È curioso che il ministro Tria parli di assenza di coperture per il decreto Famiglia, quando il miliardo è stato certificato anche dal presidente Inps, e ammetta poi candidamente che la Flat tax così come proposta si potrebbe invece fare, quando le coperture secondo i tecnici superano i 30 miliardi”, hanno fatto sapere le fonti grilline. “Tra l’altro è lui il ministro dell’economia, il miliardo per le famiglie lo abbiamo trovato noi e se non ha capito gli possiamo spiegare come”, hanno aggiunto, piccato.
I grillini parlano delle risorse ricavate dalle minori spese per il Reddito di cittadinanza, viste le richieste inferiori alla platea potenziale e finanziata. Il titolare delle Finanze si è poi soffermato sui temi più generali legati ai conti pubblici. A cominciare dalle recenti uscite – firmate Salvini – sulla possibilità di sforare i parametri Ue. E annuncia che probabilmente verranno “tolti” gli 80 euro di Renzi.
Il cosiddetto “bonus Renzi” da 80 euro al mese è “tecnicamente sbagliato” e per questo “va riassorbito” nell’ambito di una complessiva riforma fiscale. È questa l’opinione del ministro delle Finanze, Giovanni Tria, sulla misura introdotta nel 2014 e poi resa stabile l’anno successivo. Una esigenza che è diventata sempre più forte, vista la promessa di una flat tax che ha bisogno di ingenti risorse per essere alimentata. E, viste le dichiarazioni di Tria, pare che anche gli 80 euro dovranno contribuire a fornire i soldi necessari per realizzare la tassa unica (o due livelli fissi) per le famiglie.
Sempre su Rai3, Tria si è comunque mostrato più fiducioso sull’andamento economico dei prossimi mesi: “Nella seconda parte dell’anno potremo avere una ripresa più forte e dipende anche da quanto riusciamo a creare fiducia negli investitori e fiducia nei risparmiatori, che così possono utilizzare più reddito per i consumi. Per questo non bisogna creare allarmi per il futuro”.
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