L’inchiesta sul Pio Albergo Trivulzio si allarga e ora potrebbe mettere nei guai la Regione Lombardia. L’ipotesi di reato su cui stanno lavorando i magistrati è che il PAT, con il suo vertice e l’organizzazione all’interno del polo geriatrico, sia stato fattore di contagio non solo nei suoi reparti, ma “anche all’esterno”, nei luoghi della città dove sono stati trasferiti i suoi ospiti risultati positivi e dove hanno vissuto i dipendenti contagiati dal virus, provocando così “un aumento dei decessi”. Sarebbe dunque anche questo il motivo per cui in Lombardia ci sono stati così tanti casi e così tanti morti. E la Regione, dunque, ne sarebbe direttamente responsabile.
Lo scrive oggi Repubblica in un articolo di Sandro De Riccardis si punta il dito sull’ormai famosa delibera di giunta numero XI/2906 dello scorso 8 marzo con cui la Regione ha dirottato i pazienti COVID-19 in via di guarigione chiedendo alle Ats (le aziende territoriali sanitarie) di individuare le case di riposo dove poter ospitare pazienti Covid 19 a bassa intensità. Quello che Luca Degani, presidente di Uneba Lombardia, che riunisce 400 Rsa, ha definito un “fiammifero in un pagliaio”. Come spiega anche nextquotidiano, “la procura ha chiesto alla Finanza di acquisire non solo regolamenti e convenzioni con la Regione, ma anche la documentazione sulle disposizioni impartite dagli organi regionali e da Ats in relazione a emergenza Covid 19 dallo scorso gennaio”.
Con particolare riferimento agli ospiti trasferiti verso l’esterno, ma anche a pazienti che sono stati ricoverati al Pat da altre strutture sanitarie. La procura indaga per epidemia e omicidio colposi, ha mandato ieri al Trivulzio e nelle altre strutture i militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Milano per sequestrare atti e documentazione clinica sui pazienti deceduti. Gli elenchi parziali circolati in questi giorni “parlano di oltre 190 vittime in tutto il Pio Albergo Trivulzio, incluse le sedi Principessa Jolanda e Frisia, da inizio marzo a prima di Pasqua”.
E c’è anche un giallo su alcuni documenti mancanti: “La mole di documenti sequestrati è enorme. Per la procura, sussiste la concreta possibilità che detta documentazione possa essere dispersa o deteriorata. Erano stati i sindacati a denunciare nei giorni scorsi a Repubblica che da alcune cartelle cliniche risulterebbero mancare alcuni referti. Prima di Pasqua, il responsabile del dipartimento sociosanitario del Trivulzio aveva incaricato un gruppo di medici di ritirare proprio le cartelle sanitarie dei pazienti morti dal 1° febbraio al 7 aprile”.
Giulio Gallera, assessore al Welfare della Regione Lombardia, ha risposto alle accuse sostenendo in più occasioni che la delibera prevedeva la gestione in sicurezza dei malati di COVID-19 e in un’altra occasione ha anche sostenuto che i dati del PAT erano “confortanti”. Ma chi indaga vuole vederci chiaro: “I pm sono interessati a capire come sia stata gestita l’emergenza nella residenza, sul doppio fronte dei dipendenti e dei degenti”.
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