Viviamo in un’epoca “particolare”. I giovani di oggi hanno tutto facilmente e di conseguenza si è perso lo stimolo della conquista di quello che si desidera. E nel corso degli ultimi anni, dove la vita è diventata più frenetica, con ritmi velocissimi nel mondo del lavoro e non, quasi tutto è tecnologico. La tecnologia ha invaso la nostra quotidianità. Siamo bombardati continuamente da diversi flussi di informazione – dal telefono al computer alla tv – e siamo in grado di fare sempre più cose contemporaneamente. In media ricorriamo ai mezzi di comunicazione tre volte di più rispetto agli anni Sessanta e visitiamo circa 40 siti web al giorno cambiando finestra o programma almeno 37 volte in un’ora, acquisendo conoscenza attraverso social media e siti web. Scarichiamo app per imparare nuove lingue e guardiamo video su YouTube per imparare a suonare strumenti musicali.
Certamente, la tecnologia che appare in dieci anni potrebbe cambiare in modo drammatico. L’innovazione nell’IA, ad esempio, sta avvenendo a un ritmo rapido. Tuttavia alcuni professori utilizzano approcci innovativi, poiché adottano più tecnologia in classe. Anche se gli algoritmi di apprendimento automatico aiuteranno gli educatori a svolgere compiti non prioritari, come ad esempio leggere le indicazioni ad alta voce, classificare i test standardizzati, prendere la partecipazione – così gli educatori possono concentrarsi con più tempo sugli studenti e sulle attività più ponderate che solo un umano può fare, come formulare argomenti, scrivere criticamente e avviare discussioni più interessanti e avvincenti.
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Siamo sempre più “multitasker”
Ma a quale prezzo? Se state leggendo questo articolo lanciando ogni tanto uno sguardo al cellulare o alla tv, controllando occasionalmente la casella di posta elettronica o i tweet dei vostri amici, chattando con loro su msn o ascoltando il vostro iPod, probabilmente – sostengono sempre più ricerche – la tecnologia vi sta chiedendo un “costo” mentale e sociale molto alto. Sì, perché non solo interferisce con le vostre vite quotidiane, sottraendovi tempo da dedicare ad amici e parenti nella vita reale, ma sta persino cambiando la vostra capacità di memorizzare e ridisegnando il vostro cervello. Stiamo esponendo i nostri cervelli a nuovi ambienti e chiedendo loro di fare cose per le quali non sono necessariamente evoluti.
La parte più spaventosa è che non ci si riesce a sbarazzare delle proprie tendenze multitasking neppure quando non si fa multitasking. In altre parole, l’incapacità di concentrarsi persiste anche a computer spento. Non resta che cercare di limitare drasticamente il tempo che trascorriamo online: obbligarci a lasciare il cellulare a casa occasionalmente, stabilire quanto tempo trascorrere quotidianamente sui social network o un limite al numero di volte in cui ci colleghiamo per controllare la nostra casella di posta elettronica. Perché è solo staccando la spina e prestandoci attenzione l’un l’altro che diventiamo più umani.
Rischi della tecnologia
Viene fuori un dato sconcertante: gli studenti italiani risultano connessi tutto il giorno e usano il web e il computer mezz’ora in più della media dei loro coetanei nel mondo. Questo risultato scatena altri fattori: i ragazzi italiani sono molto ansiosi, mammoni e uno su sette risultano del tutto insoddisfatti degli studi, non li amano, preferendo smanettare. Solo per fare un paragone, gli studenti insoddisfatti della scuola (e qui non si parla tanto della qualità dell’insegnamento o degli istituti, ma proprio della voglia di studiare) in altri paesi, come quelli dell’Europa del Nord, non superano la soglia, del tutto normale, del 5 per cento. L’ansia di un compito in classe colpisce due studenti italiani su tre, il triplo dei coetanei europei. Dunque siamo un’anomalia nel club dell’Unione, e non solo.
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Abuso di tecnologie
E’ venuto il momento di fare una riflessione seria sull’eccesso di tecnologia e di web ai danni delle nuove generazioni, senza ovviamente negare tutta la potenzialità e la magnifica virtù di questa risorsa che ormai è imprescindibile nella nostra vita. Non dobbiamo arrenderci a un progresso senza responsabilità. Non dobbiamo piegare la testa a un’idea che il mondo va così, e i nostri figli, i nostri nipoti, i nostri ragazzi, devono andare avanti così, e anche peggio,
Esiste anche un diritto alla disconnessione una possibilità, leggera, autonoma e non costrittiva, di dieta tecnologica. Esistono mille modi, mille possibilità, che evocano per esempio il ritorno alla conversazione, al piacere di stare insieme, al godersi la vita e la natura, ai gesti più semplici di relazioni umane (i baci, i sorrisi, le carezze, il contatto fisico), per ridurre il rischio dello spreco tecnologico. Esplorarli, cercarli, metterli in campo, tocca a noi, genitori, nonni, figli e nipoti. Magari insieme. Ma facciamolo, in ogni caso, e prima che sia troppo tardi.
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