Da piazza virtuale dove “incontrare” vecchi amici, condividere pensieri, foto e notizie, a strumento da non sottovalutare nella ricerca di lavoro. Parliamo del social network per antonomasia, Facebook.
Il social di Mark Zuckerberg ha infatti attivato un nuovo servizio per le aziende, per adesso disponibile solo in Canada e negli Stati Uniti: sulla propria pagina le imprese potranno attivare un canale in cui pubblicare le offerte di lavoro. E coloro che sono interessati potranno candidarsi direttamente attraverso Facebook. Un servizio che, una vota a regime, si stima potrà interessare un miliardo di persone.
Come sfruttare Facebook nella ricerca di lavoro
Facebook, con 1,9 miliardi di utenti registrati, è diventato parte integrante della presentazione di un professionista. Questo perché accanto all’analisi del curriculum vitae, della lettera di presentazione e delle referenze di un candidato, coloro che si occupano di vagliare le candidature fanno sempre più attenzione anche alla presenza sui social.
La ricerca di Stijn Baert, del dipartimento di Social Economics della Ghent University del Belgio, pubblicato sulla rivista scientifica New Media & Society, si è posta come obbiettivo la verifica dell’importanza che il mondo del recruitment riconosce a Facebook.
Cosi il team ha inviato due finte candidature, moto simili tra loro, a 1056 offerte di lavoro tra quelle pubblicate da un’agenzia di collocamento delle Fiandre tra il 2013 e il 2014.
Il curriculum di uno dei due candidati fittizi era sprovvisto di fotografia, che però era agilmente rintracciabile su Facebook. Le quattro fotografie che il team di ricerca ha collegato alle candidature erano classificate, sulla base di uno studio precedente, su diversi livelli di attrattività.
A ottenere il più altro numero di risposte, pari al 38%, è stato il candidato con la fotografia più attraente su Facebook. Se non è una novità che un aspetto piacente può rappresentare un vantaggio nella ricerca di lavoro, ciò che emerge dal ricerca della Ghent University, come è stato sottolineato nelle conclusioni, è che i social network hanno rivoluzionato il modus operandi dei recruiter. La presenza online dei candidati viene analizzata in modo sistematico, in quanto ritenuta in grado di fornire un quadro più completo dei candidati.
“Grazie alla rete – commenta Carola Adami, founder e Ceo di Adami & Associati, specializzata in ricerca di personale qualificato per Pmi e multinazionali – chi si occupa di recruiting ha moltissime armi in più. Ma i social network possono essere sfruttati a proprio vantaggio anche dai candidati”.
E certo non può bastare una bella foto di profilo. Fondamentale è innanzitutto registrarsi con il proprio vero nome, ma anche non esagerare con fotografie di momenti privati e di svago. E se proprio non si vuole rinunciare a pubblicarli, converrà controllare le impostazioni della privacy del proprio profilo, in modo che alcune delle foto e degli status restino visibili solamente ad una ristretta cerchia di amici.