L’ultimo atto dell’amministrazione Trump è in linea con quello che è stato tutto il suo mandato, una politica mai attenta ai problemi climatici e ambientali. E così il presidente uscente potrebbe fare questo ultimo “regalo” ai potenti del petrolio, dando il via alle tremende trivellazioni in Alaska. Uno schiaffo alla natura, uno scempio che resterà alla storia. Trump ha infatti intenzione di finalizzare la vendita di contratti di estrazione nell’Arctic National Wildlife Refuge (ANWR) prima che il democratico Joe Biden si insedi alla Casa Bianca. Il presidente eletto e la sua vice Kamala Harris si sono più volte esposti contro le operazioni dei grandi produttori di petrolio.
Come riporta Open, “la Casa Bianca invierà una richiesta di candidature nei prossimi giorni, che dovrebbe andare a buon fine prima del 20 gennaio (data dell’insediamento di Biden). Il bando consiste in una manifestazione di interesse da parte delle società energetiche interessate a comprare i diritti su determinate aree dell’Alaska. Sono circa 1,5 milioni gli acri del rifugio messi in affitto lungo la costa dell’Oceano Artico: le aziende dovranno specificare quali tratti di terra sono interessate ad esplorare e, potenzialmente, a perforare”.
Attualmente l’Alaska produce da solo circa 500.000 barili di petrolio greggio al giorno. Una cifra molto al di sotto di quella raggiunta durante lo sfruttamento avviato alla fine degli anni ’80, quando ne venivano estratti 2 milioni al giorno. Per quanto riguarda il Rifugio, un solo pozzo è stato esplorato finora: secondo un’inchiesta del New York Times, i risultati sono stati deludenti. E per l’ambiente si spera che sia così, almeno si lascerà intatta la zona.
“Il rifugio Artico è una delle ultime vaste distese selvatiche (e selvagge) presenti negli Stati Uniti. Si estende per circa 19 milioni di acri, per la maggior parte sede di branchi erranti di caribù, orsi polari e uccelli acquatici migratori. Essendo potenzialmente ricco di petrolio e gas, le perforazioni erano state vietate per decenni con lo scopo di salvaguardarne l’ecosistema. Almeno fino al 2017, quando una legge sotto la presidenza di Trump ha riaperto alla possibilità”.
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