La visita della cancelliera tedesca Angela Merkel in Turchia, ormai avvenuta qualche giorno fa, ha avuto un unico obiettivo: quello di rilanciare l’accordo che l’Europa e il governo di Ankara hanno sottoscritto per coordinare al meglio l’ondata migratoria proveniente dal Medio Oriente. Un accordo, questo, che tuttora fatica a decollare come dovrebbe.
La delegazione europea composta dalla Merkel, dal presidente del Consiglio Ue Donald Tusk e dal vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, ha visitato il campo profughi sito in quel di Gaziantep dove si stima risiedano circa 5mila siriani.
La Merkel si è intrattenuta con i piccoli profughi donando loro delle matite colorate e ha preso parte anche a un piccolo concerto organizzato per l’occasione. Subito dopo, con Tusk e Timmermans al seguito, ha inaugurato un centro per il sostegno dei bambini interamente finanziato dall’Unione Europea. Un tour caratterizzato da sorrisi e buone intenzioni, ma mosso unicamente per accelerare il patto Ue-Turchia raggiunto già un mese fa e non ancora del tutto a regime.
Tusk non ha mancato di elogiare la Turchia, il ‹‹miglior esempio al mondo›› per la gestione dei profughi. Ma lo sforzo effettuato da Ankara non è ancora sufficiente per porre fine al caos immigrazione, poiché rimane ancora da gestire l’ondata migratoria proveniente dal Mediterraneo e che è solita giungere in Europa proprio dalle coste dell’Italia. Secondo la Merkel spetta in questo caso al Bel Paese il compito di registrare i migranti in arrivo, ma come sappiamo bene, il premier Renzi spinge affinché questo sforzo sia europeo e non soltanto italiano.