Un accordo complicato, quello sulla successione di Susanna Camusso alla guida della Cgil. Figlio di una lunga serie di telefonate notturne tra la stessa leader e il segretario generale dei pensionati Ivan Pedretti. Chiamate frenetiche per scongiurare il rischio, clamoroso, di una mancata intesa che avrebbe provocato il caos. Alla fine l’accordo è arrivato sul nome di Maurizio Landini, che al momento di distribuire le deleghe in segreteria terrà conto del seguente accordo: il 60% del direttivo ai landiniani, a Colla e ai suoi fedelissimi il restante 40%.
Susanna Camusso, da par suo, non lascerà probabilmente la Cgil. Si sposterà, vestendo i panni di responsabile del dipartimento internazionale, oggi guidato da Fausto Durante. E lascerà la sua personalissima eredità: una figura femminile, probabilmente Gianna Fracassi, andrà a insediarsi come uno dei due vicesegretari, al fianco di Vincenzo Colla. Landini, intanto, prepara la sua personalissima sfida, puntando su un gruppo dirigente giovane per svecchiare la Cgil non solo anagraficamente.
Il nuovo leader dovrà infatti fare i conti con i segretari nazionali, che durano in carica 8 anni e che sono stati nominati in periodi diversi l’uno dall’altro, e con le varie anime di una Cgil che chiede una mediazione per evitare spaccature. Come un papa costretto a fare i conti perennemente con gli umori dei cardinali, scrive non a caso Repubblica.
Le sfide che Landini si troverà davanti sono tante: il rapporto con i lavoratori negli uffici e nelle fabbriche, le relazioni con Cisl e Uil, la solidarietà al mondo dei precari. In passato, il leader fresco di nomina era famoso per andare spesso all’attacco, con rapporti turbolenti con il suo illustre predecessore, Susanna Camusso, stemperati solo col tempo. Ora per lui inizia una nuova vita, con gli affondi che lasceranno il posto a una difficile opera di mediazione.
Intanto è già arrivato il primo affondo: a lanciarlo l’ex capo delle relazioni sindacali Fca Paolo Rebaudengo che parla di trionfo dell’ideologia nel sindacato. “Oggi si scelgono i leader che hanno rapporti diretti con le persone, che saltano i passaggi intermedi. Non mi permetto di dire se ha fatto bene o male. Ma la Cgil ha capito la tendenza in voga e cerca di farla sua scegliendo la persona che meglio la interpreta”. Un attacco condito dal ricordo “dell’errore di Pomigliano. Rifiutare l’accordo è per me ancora oggi una scelta sbagliata”.
La Cgil cambia veste: chi c’è e cosa succede nel dopo-Camusso