C’è un caso Alfonso Bonafede all’interno del Movimento Cinque Stelle e in pochi, ormai, si sforzano ancora di nasconderlo. Contro il ministro della Giustizia, finito ripetutamente nell’occhio del ciclone nel corso degli ultimi mesi, il deputato grillino Giorgio Trizzino ha presentato un’interrogazione durissima alla Camera, ennesimo colpo a una figura già debolissima, travolta dalle polemiche per la mancata nomina di Nino Di Matteo al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e per la circolare scarcera-boss durante l’emergenza Covid-19.
Trizzino ha contestato al ministro le condotte di due suoi attuali consiglieri, emerse dalle chat di Luca Palamara diffuse in queste ore da La Verità. Si tratta di Marco Mancinetti e Giuseppe Cascini. Il primo avrebbe elencato presunte “intercessioni nella carriera universitaria” del figlio e interventi per agevolare “nomine presso uffici giudiziari laziali anche in vista di scadenze elettorali”.
Il secondo sarebbe stato protagonista a sua volta di comportamenti censurabili, a detta di Trizzino, come la nomina a procuratore aggiunto in relazione alla “revoca della domanda di altro concorrente”, “il ricollocamento in ruolo del fratello Francesco” e le pressioni per limitare le presenze in tv di altri candidati in vista delle elezioni del Csm. Il deputato pentastellato ha quindi chiesto “se e quando la Procura di Perugia abbia trasmesso al ministro della Giustizia in tutto o in parte gli atti del procedimento penale” a carico di Palamara, sotto inchiesta per corruzione.
Anche all’interno del Movimento, dunque, si punta il dito contro un ministro sempre più pericolante. La cui posizione si fa sempre più difficili e che rischia di pagare a caro prezzo la vicinanza al premier Conte: colpire lui per indebolire un premier che di contro pare granitico nella sua raccolta di consensi e che potrebbe mirare alla futura leadership dei Cinque Stelle. Le manovre per impedirlo sono già iniziate.
La mossa a sorpresa di Conte: prendersi la leadership del Movimento 5S