Il primo a gettare il sasso nello stagno delle magagne del Superbonus era stato qualche giorno fa il presidente del Consiglio Mario Draghi, parlando di un sistema senza controlli e di frodi miliardarie. L’uscita del premier ha dato poi il via ad una serie di dichiarazioni infuocate che stanno portando gli esponenti dei diversi partiti politici ad accusarsi a vicenda del pasticcio che sta accadendo.
“Dobbiamo parlare del Superbonus. – afferma il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti in un’intervista al Corriere della Sera – Dobbiamo parlarne perché stiamo dando un sacco di soldi all’edilizia e droghiamo un settore in cui l’offerta di manodopera è limitata. Stiamo facendo salire i prezzi e contribuiamo all’inflazione. – denuncia il ministro – Diamo i soldi ai miliardari per ristrutturare le case delle vacanze. Ride tutto il mondo. Intanto rischiamo che dilaghi la disoccupazione nell’industria spiazzata dall’imposizione del passaggio all’auto elettrica entro il 2035”.
“Il Superbonus è uno strumento assolutamente efficace e stiamo lavorando per aumentare la cessione del credito, in caso contrario si bloccherebbe il settore edilizio che è in ripresa. – lo corregge però il suo leader Matteo Salvini – È fondamentale andare avanti. Giorgetti dice che non basta il Superbonus. Ovvio che non basta, però è fondamentale andare avanti sulla via del Superbonus per aiutare gli italiani e un settore come l’edilizia”.
“Se vi fossero tra noi, ancora, inconsolabili nostalgici del governo Conte, vorrei mostrare loro i dati sulle frodi che sono state permesse da leggi scritte malissimo come quelle del suo governo (110% ma anche bonus facciate)”, Matteo Renzi se la prende invece con l’ex premier Giuseppe Conte sulla sua eNews, spiegando che “secondo l’Agenzia delle Entrate, aver scritto male le norme ha prodotto frodi per oltre 4 miliardi di euro. L’onestà in politica non sta soltanto nella fedina penale pulita. Ma anche nella capacità di scrivere leggi giuste. Per un politico la prima forma di onestà è la competenza”.
Accuse a Conte a cui replica però Carlo Calenda. “Leggi scritte e approvate dal governo di cui Renzi e Italia Viva facevano parte. Stesso inaccettabile atteggiamento dei 5S sul Tap. Io non c’ero e se c’ero dormivo non funziona e non fa bene alla credibilità della politica”, sentenzia il fondatore di Azione.
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