Il gran casino che sta montando Salvini tra aula, social, tv, giornali e Papeete serve solo per mascherare il suo fallimento. Si è impuntato contro la Sea Watch per acchiappare qualche altra manciata di voti, ma intanto a Lampedusa, mentre lui se la prendeva con la capitana Carola Rackete, di migranti ne arrivavano seicento. Questo perché il discorso dei porti chiusi è vero solo sui social, ma nei fatti è una cosa che non esiste. Ci credono solo quelli che vivono appesi ai suoi tweet.
Salvini sa benissimo che quella contro le Ong è una guerra persa. Finge di prendersela per prendere voti ma è consapevole che la Costituzione vieterebbe qualsiasi legge o decreto che impedisca di aiutare gli altri, soprattutto se gli altri stanno in mezzo al mare disossati dalle sevizie libiche, cotti dal sole e infeltriti dal sale.
La sua barzelletta dei porti chiusi e delle frontiere murate si è già schiantata contro la realtà. E la realtà è fatta di leggi e di convenzioni internazionali che lui non è neppure riuscito a cambiare di una virgola, peché, appunto, politicamente è nullo. Chiuso il fallimento sui migranti, ora veniamo al capitolo accise sulla benzina che avrebbe dovuto cancellare al primo Consiglio dei ministri. E invece le accise sono ancora lì e il prezzo della benzina è pronto a salire per salassare gli italiani vacanzieri nei prossimi esodi.
Salvini è sempre quello che avrebbe dovuto abolire la legge Fornero e invece la legge Fornero è ancora lì, un po’ imbellettata da Quota 100, che è un salasso per le casse dello Stato e che è riuscita a scontentare anche qualcuno dei suoi elettori.
Salvini è quello che manda Fedriga a proporre la pazza idea di un muro di più di 200 chilometri al confine con la Slovenia: un muro che, indovinate un po’, non esisterà mai. E per fortuna. Salvini è quello che diceva di sconfiggere la mafia in un anno. Peccato che non è riuscito nemmeno a tenerla lontano dal suo partito. Salvini è quello del processo che parte da un suo compagno di partito, ex sotto segretario di governo, che evidenzia un filo rosso che da Arata passa a Nicastri fino alla primula rossa di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro.
Salvini aveva promesso di non fare attraccare la “zeccaccia comunista” e invece la Sea Watch è attraccata. Salvini aveva fomentato i suoi promettendo che Carola Rackete sarebbe stata incarcerata e invece niente. Salvini aveva promesso che si sarebbe fatto processare perché quel processo era una medaglia e invece se n’è scappato a gambe levate con l’aiuto dei suoi cagnolini a 5 Stelle.
Salvini aveva promesso di aiutare i terremotati e invece i terremotati sono sempre lì, dentro casette che sono diventati forni, incazzati più di prima. Ah, ed è sempre quello che aveva promesso di uscire dall’Europa e dall’Euro. Non prendetevela a male, Salvini è fatto così: non risolve i malesseri delle persone, ma anzi li alimenta e ci lucra sopra.
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