Un folletto, di quelli che saltano fuori all’improvviso da sotto il letto o dal più insospettabile dei cassetti. Da quando ha rotto con l’amministrazione Trump, Steve Bannon ha iniziato a comparire un po’ ovunque: stringendo la mano all’ex leader dell’English Defence League Tommy Robinson a Londra, difendendo a Parigi il Front National. E soprattutto imperversando per l’Italia per flirtare con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Eppure il vate del sovranismo, che con la sua fondazione The Movement si pone come leader del fronte antieuropeista, ha sì grande visibilità mediatica ma anche più di un problemino da risolvere. Da quando il presidente degli Stati Uniti lo ha allontanato, prima amichevolmente e poi con un bel calcio virtuale nel sedere, per Bannon è infatti iniziata una nefastissima serie di eventi, un momento che sembra non essere ancora finito.
La rottura con la testata di estrema destra Breitbart News, innanzitutto. Ma soprattutto, come spiega Il Guardian, Bannon sembra aver perso il suo grande talento: quello di intercettare con largo anticipo il malumore dei cittadini. I suoi ultimi endorsement non sono stati fortunati, tanto che dei candidati appoggiati sul suolo statunitense nel ciclo elettorale 2018 tre non sono riusciti a vincere le rispettive corse alle primarie. Un quarto cavallo su cui aveva puntato Bannon, il candidato al Senato Roy Moore dell’Alabama, è crollato sotto le accuse di abusi sessuali su una ragazzina minorenne. L’ex capo della propaganda di Trump, insomma, comincia a perdere colpi, così come la sua retorica fatte di accuse al mondo delle banche, alle élite globaliste, ai burocrati dell’Ue.
Anche sul fronte europeo, però, i piani di Bannon non vanno per il meglio. Tanti pesci rifiutano di cadere nella rete del 64enne, che vorrebbe dar vita a un progetto populista globale. Marine Le Pen, dalla Francia, continua a promettere di aderire alla sua fondazione ma procrastina a tempo indeterminato. Il tanto discusso Orbán fa orecchie da mercante. Soltanto la destra italiana si è lasciata subito stregare dallo “zio d’America”. Che, come spiega l’Espresso, ha però anche guai sul fronte economico: dopo il divorzio da Trump la famiglia Mercer, i miliardari che avevano finanziato la macchina propagandistica di Bannon, ha chiuso il portafogli. E il The Movement si è ritrovato a non avere, di fatto, capitali significativi da investire.
Non è un caso, allora, che il megafono dei sovranisti abbia iniziato a frequentare eventi a pagamento per trovare finanziatori. Fuggito dall’America, Bannon non sembra aver trovato troppa fortuna in Europa, con l’aggravante di un conto in banca non più così ricco. Al suo fianco sono accorsi gli italiani. Giorgia Meloni ha dato vita a nuova entità politica, Alliance pour l’Europe des nations, con sede a Bruxelles e pronta a raccogliere finanziamenti Ue. La leader di Fratelli d’Italia è pronta a fare la sua parte così come Salvini, che di Bannon ha sempre tessuto e continua a tessere le lodi. L’Italia c’è. Il resto del mondo, invece, continua a mostrarsi particolarmente avaro di applausi e a lasciar vuoto il cestello delle offerte.
Bannon, il direttore d’orchestra dell’estrema destra. La sua strategia eversiva