Sono passati 17 anni dalla morte del piccolo Tommy, il bambino rapito e ucciso nel 2006 a Parma. Alle 21:00 circa di quel tragico giorno, sconosciuti fecero irruzione nella casa della famiglia Onofri, immobilizzando con del nastro adesivo i genitori e il fratello maggiore di Tommaso, portando via il bambino e facendolo sparire. In pochi giorni, la vicenda divenne un caso mediatico nazionale, con varie iniziative di solidarietà per la famiglia e di appelli ai rapitori per liberare il bambino.
La magistratura iniziò subito a indagare e nel corso delle indagini venne scoperto che il padre del bambino aveva in una casa un computer con contenuti pedopornografici, per cui venne iscritto nel registro degli indagati e successivamente condannato a sei mesi di reclusione. Nel frattempo, le ricerche di Tommaso continuarono e una sensitiva milanese indicò il fiume Magra come possibile luogo dove il cadavere del bambino sarebbe stato gettato, ma le ricerche dei Vigili del Fuoco non portarono a nulla.
Il 26 marzo apparve una scritta vicino alla casa Onofri che sembrava essere un messaggio dei rapitori, ma in realtà non portò a nessun risultato concreto. Successivamente, l’indagine dei Carabinieri portò all’arresto di Mario Alessi, muratore che aveva lavorato precedentemente in casa Onofri e che confessò di avere rapito e ucciso il bambino insieme alla sua compagna Antonella Conserva e a Salvatore Raimondi.
Il processo iniziò nel 2007 e alla fine gli imputati furono condannati. Nel corso degli anni successivi, la famiglia di Tommaso dovette fare i conti con il dolore della perdita del figlio e con la malattia del padre, che morì nel 2014. Questo terribile evento ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva italiana.