Aleksander Dugin protagonista assoluto dell’ultima puntata di Dritto e Rovescio. Il filosofo russo è considerato da molti l’ideologo di Vladimir Putin. E, anche nello studio di Paolo Del Debbio, Dugin non smentisce la sua fama. L’intellettuale replica infatti in modo deciso e gelido alle critiche che gli muove il giornalista Giuseppe Cruciani. Poi, risponde affermativamente alla domanda di Del Debbio se quella in Ucraina sia una “guerra spirituale contro i gay”.
“Senza l’Ucraina, la Russia non potrebbe mai diventare un polo indipendente. L’appoggio dell’occidente al colpo di Stato di piazza Maidan è l’esempio dell’intervento dei politici occidentali contro la Russia. Dopo questo golpe il regime è diventato nazista e ultranazionalista”, questo il pensiero di Aleksander Dugin. Cruciani gli contesta il fatto che in Ucraina stiano morendo moltissime persone. “I morti sono anche nel Donbass. – tira però dritto Dugin – dal 2014 abbiamo perso molte persone uccise dai nazisti ucraini. La guerra è sempre una grande tragedia”.
A quel punto il conduttore Del Debbio ammette che “l’occidente è stato negligente nei confronti di Donbass e Crimea”, ma chiede al suo ospite se quella dei russi sia una rivincita. “Putin ha spiegato che aveva informazioni che l’esercito ucraino, concentrato nel Donbass, stava per scatenare un nuovo attacco. Io ci credo assolutamente”, rivela il filosofo. “Lei sta dicendo che gli aggressori sono gli ucraini?”, gli domanda allora Cruciani. “Si. – è la risposta secca di Dugin – Certo che il governo Zelensky è nazista, appoggia i battaglioni nazisti per fomentare il nazionalismo in Ucraina che prima non esisteva”.
Del Debbio cita il patriarca russo Cirillo, secondo il quale “questa è anche una guerra spirituale contro chi organizza sfilate gay”, chiedendogli se sia d’accordo con questa tesi. “Assolutamente d’accordo. – replica deciso Dugin – Questa è la guerra dei valori russi contro i valori occidentali moderni e post moderni. Questa è una guerra spirituale. La comunità gay può anche esistere. Ma bisogna abbandonare l’idea di fare della perversione una norma. Putin difende l’identità, la cultura e la civiltà russa”, conclude.
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