Prima i gilet arancioni, un accozzaglia di no-vax, fascisti e populisti di ogni risma. Poi la contromanifestazione del 2 giugno voluta dal centrodestra, con gli attivisti di Meloni e Salvini a farla da padroni con saluti romani, insulti al Presidente della Repubblica e assembramenti di ogni tipo (senza mascherine nella maggior parte dei casi). Adesso arrivano gli ultras di estrema destra, i quali si sono dati appuntamento il 6 giugno al Circo Massimo a Roma per una manifestazione contro il governo. Una parte consistente e neofascista degli ultras italiani ha deciso il salto, puntando direttamente alla piazza per contestare la gestione del Governo dell’emergenza Covid-19.
Come racconta Massimiliano Coccia su L’Espresso, “a quanto pare non è l’unica novità che la zona nera del tifo organizzato ha messo in cantiere per questo mese. Si tratta dell’inizio di una nuova stagione, una chiara necessità di auto rappresentarsi dopo una stagione di delega sia elettorale che organizzativa, una nuova stagione per l’antagonismo neofascista che nelle curve ha sempre avuto un serbatoio di consensi e di affari. Una mobilitazione nata dagli ultras del Brescia della Brigata Leonessa all’inizio del mese di maggio e cresciuta lentamente sui social e che ha trovato sponda tra i peggiori gruppi della galassia calcistica nostrana dagli Ultras Lazio (eredi degli Irriducibili, sciolti dopo la morte di Fabrizio Piscitelli), gli Ultras del Verona, Veneto Fronte Skinhead, da Lealtà Azione (presente nella curva nord dell’Inter) alla veronese Fortezza Europa (vicina alla curva dell’Hellas), gli ultras del Varese, del Bologna, dell’Ascoli, della Juventus, della Roma e che si salderanno con Forza Nuova, i fuoriusciti della Rete delle Comunità Forzanoviste, Avanguardia e Rivolta Nazionale”.
Un appuntamento che ha visto le defezioni del tifosi dell’Atalanta che hanno declinato l’adesione con un comunicato in cui hanno dichiarato che “la Curva Nord Bergamo mai sarà coinvolta in iniziative che non c’entrano con il mondo ultras ed è per questo che prendiamo le distanze da tutto questo. Ognuno è sempre libero di pensare e agire come meglio crede, di partecipare ad ogni iniziativa che ritiene opportuna ma senza coinvolgere una curva che da sempre si è distinta per apoliticità e che ha fatto dell’unione la propria forza”; dello stesso avviso – riferisce Coccia – il coordinamento “Basta abusi” che riunisce più di 150 gruppi ultras che ha definito la manifestazione “lontana dai nostri valori”. Distanza ribadita anche dalle frange organizzate del tifo del Napoli che non saranno in piazza il 6 giugno e si riservano di creare una rete di appuntamenti che partendo dal territorio arrivino a Roma.
La sigla scelta per la convocazione – si legge nell’articolo di Coccia – è “I Ragazzi d’Italia” e da quanto viene scritto sulla pagina ufficiale dell’evento “Dalle piazze alle curve” le intenzioni non sono delle migliori visto l’invito a “togliere le mascherine ed indossare il passamontagna” e una minaccia neanche tanto velata: “È vero la classe politica che ci governa dovrà pagarla, ma nessuno sconto alle Forze dell’Ordine che hanno dimostrato che non sono con il popolo ma con chi gli paga lo stipendio. Statene pure certi che fra poco le piazze diventeranno il vostro incubo!”. Un programma che punta allo scontro e al caos, come racconta R.V. a Coccia: “L’idea è quella di destabilizzare la città – afferma – cercando di andare a fare visita ad una serie di punti nevralgici e simbolici di questa crisi. Dopo questa manifestazione niente sarà come prima”.
“La riuscita della manifestazione del 6 giugno è un punto centrale per dare nuova linfa alle battaglie – racconta a Coccia T.E., vecchia eminenza grigia del tifo organizzato della Capitale – dopo l’assassinio di Diabolik, gli arresti, i Daspo, la vecchia guardia ormai totalmente dietro l’angolo questa è la nostra unica possibilità di continuare a vivere nonostante il Covid, perché il tifo è massa, bolgia, caos e il distanziamento sociale è per il potere un’occasione di normalizzare un mondo che non è mai stato normalizzato da nessuno e che oggi non ha più referenti”.
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