Da una parte Matteo Salvini, che visitava il cantiere della Tav in val di Susa sostenendo la necessità di portare a termine un’opera ormai avviata, sulla quale non è possibile porre veti. Dall’altra Luigi Di Maio che quegli stessi lavori continua invece a ignorarli, sostenendo siano ancora in una fase embrionale e continuando a contestare il progetto. Non c’è una sola Italia alla guida del Paese ma due, una tinta di giallo e l’altra di verde, sempre più lontane in una situazione che ormai ha del paradossale.
Lega e Cinque Stelle sono ormai infatti agli antipodi. E la questione Tav, che tiene banco nel nord del Paese, è soltanto uno degli esempi di una spaccatura netta, palpabile. Il reddito di cittadinanza, sbandierato dal Movimento in ogni occasione e criticato apertamente dall’alleato di governo che ne continuava a evidenziare rischi e storture, è un’altra fotografia dell’esecutivo dimezzato, dove ognuno va ormai per sé e i punti di contatto sono meno di quelli di attrito.
La linea dura sull’immigrazione è un altro caso lampante: Salvini continua dritto per la sua strada, dimostrando anche durante le recenti tensioni sul caso Sea Watch di non voler cedere un millimetro, mantenendo la sua posizione di totale intransigenza. I grillini difendono il Carroccio a parole, per non lasciare trasparire tensioni. Ma, Conte in primis, puntualmente gli fanno la guerra, auspicando maggiore comprensione e contrapponendo l’accoglienza alla chiusura totale dei porti.
Il processo a Salvini per la vecchia storia della Diciotti rischia di scoprire ulteriori nervi. I vertici pentastellati hanno tentato di mostrasi solidali, prendendosi a loro volta la colpa dell’accaduto. Ma i parlamentari del Movimento sono pronti a votare sì alla richiesta del tribunale dei ministri sull’autorizzazione a procedere. Il leader della Lega si dice sereno, lascia libera scelta ai Cinque Stelle e non muove critiche. Sotto sotto, però, si interroga sul senso di proseguire la sua avventura politica insieme a un alleato sempre meno vicino.
I Cinque Stelle voltano le spalle a Salvini: processo Diciotti, pronti al voto contro l’alleato