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Un gruppo di ricerca lancia l’allarme: i fondali oceanici sono sommersi di rifiuti e i pesci intossicati

L’inquinamento marino è un problema che causa gravi danni l’ambiente. L’intero ecosistema è compromesso, piante e animali sono intossicati dai rifiuti.
La situazione è più grave di quel che si pensa in quanto anche gli abitanti delle profondità marine si sono cibati inconsapevolmente di plastiche e rifiuti. Ciò danneggia non solo questi pesci, ma il contesto acquatico che li circonda, arrivando fino all’uomo.

La devastazione delle profondità del mare sono state studiate da un gruppo di ricercatori dell’Università di Newcastle in Inghilterra. Prendendo in considerazione i crostacei che vivono nella Fossa delle Marianne e in altre profondità oceaniche, hanno tristemente riscontrato che si sono nutriti di fibre artificiali plastiche. Come ne sono sicuri? Avvalendosi delle più avanzate tecnologie, il team ha avuto il supporto di alcuni robot sottomarini, scesi a circa 10mila metri di profondità. Grazie ai robot è stato possibile catturare alcuni esemplari per poterli analizzare.

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oceani inquinati

I robot sono serviti anche per una altro scopo: girare le riprese di una nuova serie televisiva, prodotta dalla BBC dal titolo BLUE PLanet II. Il progetto servirà a far conoscere le bellezze dei nostri fondali, pur mostrando quanto male ha provocato l’uomo attraverso l’inquinamento.

Pesci e specie marine intossicate dai nostri rifiuti

Che la plastica sia estesa dovunque è cosa nota, ma che sia arrivata fino in fondo al mare è davvero deplorevole. Nell’intestino dei crostacei analizzati dal gruppo di ricercatori di Newcastle sono state addirittura trovate fibre di nylon e polivinile, oltre a cellulosa. Ciò causa un’alterazione della catena alimentare marina, arrivando fino ad alcuni pesci presenti sulle nostre tavole.

Il problema è che non esiste una specie preservate, ma tutte quelle presenti mostravano una contaminazione con plastica e rifiuti. “è quasi certo che non esistano ecosistemi marini che non siano stati in qualche modo contaminati e influenzati da detriti di origine antropica» ha affermato Alan Jamieson, capo del progetto dei ricerca in quanto le analisi hanno dimostrato la presenza di fibre artificiali nell’intero ecosistema marino.

La Fossa delle Marianne non è l’unica zona di interesse. La ricerca si è estesa anche ad altri ambienti acquatici come fosse del Pacifico, Perù e Vanuatu, arrivando fino alle isole del Giappone.

 
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300 milioni di tonnellate di plastica invadono i nostri oceani

I risultati sono sconcertanti: i campioni presi in esame vivevano a tra 6mila e 10mila metri di profondità, e più del 50% dei pesci hanno presentato corpi estranei all’interno dei loro intestini. Il problema è proprio quello della permanenza delle fibre sintetiche sul fondo degli oceani: non si disintegrano facilmente, per cui è facile che vengano inglobate dagli organismi che si nutrono di ciò che resta sui fondali.
Lo studio ha reso note cifre agghiaccianti: circa 300 milioni di tonnellate di plastica transitano nei nostri oceani, 250 galleggiano sulla superficie, il resto va tutto a depositarsi sui fondali. Le previsioni future sono a dir poco allarmanti.

Nella sola Fossa della Marianne, la presenza dei corpi estranei nei pesci ha dato risultati nel 100% degli esemplari studiati. Visto che sono gli esseri umani la causa di questo grave inquinamento, sta a noi trovare le soluzioni più adeguate a risolvere la situazione. E, vista la gravità, è necessario agire nel minor tempo possibile.

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