E se alla fine fosse Luigi Di Maio a lasciare il Movimento 5 Stelle dopo gli Stati Generali, quanto potrebbe pesare in termini di consenso una sua formazione politica autonoma? Una domanda che gli opinionisti si sono posti tante volte in queste settimane di incertezze nel futuro pentastellato, con risposte sorpredenti. Come quella fornita da La Notizia, quotidiano diretto da Gaetano Pedullà, che ha commissionato una rilevazione all’istituto Lab21, diretto da Roberto Baldassarri.
Numeri alla mano, un partito guidato dal ministro degli Esteri al momento verrebbe votato quasi dal 10 per cento dell’elettorato: “La squadra del ministro farebbe un salto in avanti rispetto ad un qualsiasi partito nascente ma allo stesso tempo andrebbe ad indebolire notevolmente, per non dire decretarne la morte, l’attuale Movimento 5 Stelle. Perché è proprio da quel bacino che proverrebbero oltre l’80 per cento degli elettori di Di Maio”.
Una formazione di Di Maio varrebbe, oggi, circa il 9,2%. Degli italiani disposti a votarlo, l’83,5% sono attuali elettori del M5S, mentre dall’elettorato del centrosinistra arriverebbe in dote un altro 10,4, di cui l’8,3 direttamente dal Pd. L’emorragia di voti dal centrodestra sarebbe invece minima: solo il 4,2 per cento degli elettori di Lega, Forza Italia o FdI lo voterebbe.
Il quotidiano precisa che “al momento non è un argomento sul tavolo né l’ipotesi è stata in alcun modo avvalorata dal diretto interessato. Prendiamola, piuttosto, come una provocazioneche abbiamo misurato”. Interessante però constatare che “Luigi Di Maio sta diventando una figura trasversale. Infatti, pesca bene sia nell’elettorato femminile (47,6%) che in quello maschile (52,4%). Ma non solo. È importante valutare anche le fasce d’età. Oltre l’85% degli elettori di Di Maio sarebbero over 35 mentre circa il 22 per cento under 35”.
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