Capire cosa passa di preciso per la testa di Matteo Renzi in questi giorni è missione pressoché impossibile. Di sicuro non si può escludere che le ambizioni dell’ex Rottamatore possano deflagrare, prima o poi, in una crisi vera e propria, dalle conseguenze imprevedibili. E allora ecco scattare, inevitabile, il tormentone: cosa succederebbe in caso di fattura insanabile? Tra i giallorossi c’è un partito degli ottimisti che sostiene che, eventualmente, si potrebbe risolvere tutto con il più classico rimpasto: Italia Viva ottiene un ministero, assegnato a Renzi o alla fedelissima Boschi, e deponte l’ascia di guerra. Amici come prima.
Non mancano però, alternative che turbano molto più pesantemente i sonni dei parlamentari. Giuseppe Conte sa che Renzi nutre una forte antipatia nei suoi confronti, vedendolo come figura ingombrante per il proprio futuro politico. Le future mosse dell’ex sindaco di Firenze, dunque, potrebber essere finalizzate proprio a spodestare l’inquilino di Palazzo Chigi. In quel caso, la contromossa sarebbe tentare di far fuori Italia Viva dal governo e sostituirla con “responsabili” provenienti da altri partiti, Forza Italia in primis. Un’operazione, però, che presenta margini di rischio, visto che al momento è impossibile capire quanti sarebbero disposti a saltare la barricata.
Infine c’è la terza via, quella della crisi vera e propria, con il premier che si presenta in Aula per parlamentarizzare la rottura. Renzi resta convinto che al voto anticipato non si andrà, motivo per cui continua a tenere alta l’asticella della tensione. Ma in caso di crac, quale nuovo governo potrebbe nascere? Il primo nome papabile è quello di un vero e proprio totem dell’Ue, Mario Draghi, ex presidente della Bce già invocato a più riprese nelle scorse settimante anche da esponenti del centrodestra.
Non è da escludere, però, un’alternativa. Secondo il Fatto Quotidiano, infatti, a Palazzo Chigi potrebbe finire anche un democratico: i due nomi che si rincorrono sono quelli di Dario Franceschini e Lorenzo Guerini, entrambi possibili nuovi premier in caso di fine anticipata del Conte-bis. Un’ipotesi, quella di un esponente Pd al vertice, che darebbe qualche sicurezza in più anche al M5S, che guarda ancora a Renzi con buona diffidenza.
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