Una parola d’ordine ricorrente, buona per ogni stagione. La pronuncia in più occasioni, Matteo Salvini, facendola risuonare come nuova arma per scardinare fin da subito le certezze giallorosse e imprimere toni intraprendenti alla linea di opposizione. Referendum. Lo strumento scelto dalla Lega per sfidare Zingaretti e Di Maio, continuando così ad appellarsi alla volontà popolare come panacea di tutti i mali. Il voto come strumento del terrore, nella convinzione che gli elettori siano sempre dalla sua parte.
Salvini ha scelto così di puntare sul volere della massa per blindare, almeno nelle intenzioni, uno dei suoi fiori all’occhiello, che oggi rischia di essere estirpato: il decreto sicurezza. Parlando a Pontida e arrivando sul pratone dove si tiene il raduno leghista, Salvini ha così difeso la sua creatura dalle mire degli avversari: “Il problema è che l’Italia torna ad essere un campo profughi. Lo vedremo nelle prossime settimane. Le Ong hanno festeggiato”.
Poi la dura presa di posizione: “Se smonteranno il decreto sicurezza sarà un’altra occasione di referendum, perché sia il popolo ad opporsi alle scelte del palazzo. Sull’immigrazione la vede grigia nei prossimi mesi, la vedo male”. Per questo “se smonteranno il decreto sicurezza sarà un’altra occasione di referendum perché sarà il popolo a opporsi alle scelte di palazzo attraverso un referendum”. Referendum che è stato paventato anche in caso di riforma elettorale non gradita.
Salvini ha poi biasimato ma non troppo, come lecito attendersi dal Capitano in queste occasioni, il deputato leghista Comencini, che aveva aperto la kermesse di Pontida al grido di “Mattarella fa schifo”. “
Possono essere sbagliati i toni – ha detto il leader del Carroccio – Bisogna sempre portare rispetto. Sicuramente sono state fatte scelte che non corrispondono alla volontà popolare nelle ultime settimane ma io non uso l’insulto e propongo agli italiani un cambiamento”.
“Ebreo, comunista, straccione”. Insulti e minacce a Pontida per Gad Lerner