Le nuove frontiere dell’era spaziale
Quando nel 1968 ci fu l’allunaggio nessuno avrebbe immaginato quante e quali sorprese poteva riservare negli anni seguenti l’approccio alla scoperta dell’universo. Si aprì, però, una lunga strada fatta di ambizioni, rischi, altissimi costi e scommesse non sempre vinte.
Gli scienziati sono consapevoli del fatto che lo spazio è infinito, ma conoscere almeno il nostro sistema solare è da sempre stato uno dei loro obiettivi più ambiti.
Il progetto prese corpo con la costruzione e quindi il lancio della prima sonda Voyager 2 il 20 agosto del 1977 seguita, il 5 settembre, dalla gemella Voyager 1.
La prima è diretta verso il quadrante sud di un immaginario piano spaziale dove si trovano le linee di rotazione dei pianeti, mentre Voyager 1 continua il suo viaggio nel cosmo verso nord.
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Un viaggio emozionante
Proprio nel 2017 il loro viaggio nel cosmo ha segnato i 40 anni dal lancio, che nelle aspettative iniziali doveva andare oltre le scoperte su Giove e Urano fatte delle sonde Pioneer 10 e 11.
Le sonde Voyager sono riuscite a oltrepassare la coltre di asteroidi indenni e hanno sfruttato la spinta gravitazione dei pianeti per essere lanciate verso Saturno e Urano.
Il viaggio nel cosmo è quello alla ricerca delle origini dell’universo e anche dello stesso pianeta Terra.
Il compito di Voyager 1 è quello di andare alla scoperta prima di Titano, satellite di Giove, e quindi del pianeta più simile alla terra al tempo delle origini, e cioè proprio Saturno.
Suoni e immagini del pianeta Terra su un nastro
Sulle sonde c’è un nastro d’oro che fin dal 1977 è diventato famoso per il suo contenuto.
L’idea è stata dell’astronomo Carl Sagan, che ha pensato d’incidere su questo stesso nastro sia i suoni della natura che le immagini, in tutto 115, del Pianeta Azzurro. Il pensiero va a chi dovrebbe ricevere o riuscire a visualizzare le bellezze di questo piccolo pianeta perso nell’universo.
Gli scienziati, infatti, sono convinti dell’esistenza di altre forme di vita intelligente, magari lontanissime da noi, ma pur sempre possibili.
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Un viaggio che continua
Le sonde Voyager 1 e 2 hanno viaggiato grazie a un prepulsore atomico che sembra finirà la sua scorta di energia intorno al 2020.
Alcuni scienziati pensano che le poche strumentazioni ancora rimaste in funzione potranno trasmettere dati forse fino al 2025.
Una volta finita l’energia i 2 viaggiatori dell’universo andranno alla deriva continuando a spostarsi verso l’ignoto per forza di gravità.
È stato calcolato che fra 40 mila anni Voyager 1 avrà percorso rispetto a dove si trova la costellazione Camelopardalis 1,6 anni luce, mentre la gemella 1,7 da Sirio. A oggi hanno percorso rispettivamente 21 e 17 miliardi di km alla velocità di 60 mila km/h. Si tratta degli oggetti più veloci mai concepiti dall’uomo.
Raggiungere Saturno e Urano
Sembrava impossibile ma tra il 1986 e il 1989 si ebbero le prime immagini di Urano e di Saturno, quest’ultimo azzurro come il pianeta Terra. Da questa esplorazione fu escluso Nettuno, in quanto allora non era ancora considerato un pianeta.
Il lancio da Cape Canaveral delle 2 sonde ha segnato la storia del mondo scientifico e lascia aperte nuove frontiere oltre i confini del Sistema Solare.
Maggiore sarà l’allontanamento e più aumenterà la velocità e, nonostante l’inesorabile usura delle funzioni strumentali delle sonde, gli scienziati si aspettano comunque novità.
Mai prima d’ora pianeti come Urano, Nettuno, Giove e il suo satellite Titano era stati osservati e fotografati così da vicino.
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