Crescono i reati sulla rete, crescono gli strumenti per proteggere i propri dati e la propria intimità. Ecco dunque Rumuki, una app che promette di proteggerci dal revenge porn, ovvero la diffusione, senza consenso e per vendetta, di video particolarmente intimi. Si tratta di una delle pratiche di online shaming, o gogna mediatica che dir si voglia, su cui già diversi paesi hanno deciso di intervenire con norme e interventi legislativi apposti. Anche l’Unione Europea ha pensato a un regolamento sulla protezione dei dati personali. In attesa che anche il nostro paese si adegui con una legge ad hoc, si può sempre ricorrere alla tecnologia per non essere vittime del revenge porn.
Revenge porn, la app per difendersi
Non solo revenge porn
Secondo i dati forniti dall’Ansa, il 17% di coloro che praticano sexting, ovvero lo scambio online di materiale piccante, è stato vittima o è stato minacciato di revenge porn, di norma, dopo una storia finita, per vendetta, per rabbia. Ma il revenge porn è solo una delle pubbliche gogne online di cui si può finire vittima. È già caso di studio il doxing, cioè la raccolta e la diffusione online di informazioni personali e private, a partire dai dati sensibili. Ci sono poi le recensioni negative, costruite ad arte o comunque manipolate in termini di quantità. I personaggi pubblici possono poi essere vittime della cosiddetta tecnica del ‘name and shame’, cioè della diffusione di informazioni in merito al mancato rispetto di norme su tasse, rifiuti, piccoli o grandi reati. In tutti questi casi, la gogna pubblica è associata a fenomeni di denigrazione e a reati quali ricatto, estorsione, minaccia.