Ancora un episodio allucinante, vergognoso intorno alla figura di Silvia Romano, la ragazza appena tornata in Italia dopo 18 mesi di prigionia e finita vittima di un immotivato odio sui social, con minacce e insulti che purtroppo hanno ora lasciato il posto ad azioni vere e proprie. Una bottiglia di vetro, infatti, è stata lanciata contro l’edificio dove si trova la giovane, a Milano. Un gesto che ha insospettito le forze dell’ordine, che stanno ora indagando per capire se ci siano dei collegamenti con il clamore di questi giorni.
Un momento di altissima tensione, quello che si sta vivendo intorno alla ragazza: c’è stato un tentativo di intrufolarsi nel palazzo da parte di un uomo egiziano, che voleva dimostrare la propria solidarietà a Silvia Romano. Intanto sono al vaglio degli investigatori del Ros di Milano decine di messaggi social indirizzati a Silvia Romano e contenenti frasi d’odio. L’analisi è appena cominciata, dopo che la giovane cooperante milanese liberata dopo un rapimento durato un anno e mezzo è stata ascoltata per più ore in procura, nell’ambito dell’indagine per minacce aperta dalla sezione antiterrorismo guidata dall’Aggiunto di Milano Alberto Nobili.
Nelle ore precedenti gli investigatori si erano recati in via Casoretto, dove la Romano abita insieme alla madre e alla sorella: c’era anche il comandante del Ros Andrea Leo, ma la visita, durata circa mezz’ora, sarebbe stata “solo di cortesia”. Ora le indagini puntano a individuare con precisione gli autori delle intimidazioni online e delle minacce. Gli inquirenti stanno anche verificando eventuali collegamenti tra autori di messaggi e gruppi dell’estrema destra.
Sotto il palazzo dove Silvia Romano è rientrata, intanto, passano di frequente le pattuglie delle forze dell’ordine: finora, infatti, non è stata decisa una tutela fissa, ma da prefettura e questura è arrivata la decisione di mantenere un controllo continuo delle pattuglie. Continua anche la presenza dei cronisti anche stranieri sotto casa della cooperante.
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