Un ragazzo di cui non sarà mai possibile conoscere il nome, uno dei tanti partito col sogno di trovare una vita migliore al di là del mare e mai arrivato a destinazione, vittima di un terribile naufragio che nel 2015 provocò la morte di tanti migranti che cercavano di raggiungere l’Italia. Oltre mille le vittime di quel viaggio senza ritorno, tra le quali lui: un giovane con addosso, cucita, la pagella di una scuola che nel suo Paese non avrebbe più potuto frequentare. Il simbolo di una speranza rimasta, purtroppo, tale.
Un caso in realtà di diversi anni fa ma venuto alla luce soltanto oggi grazie a Cristina Cattaneo, il medico legale che negli ultimi anni si è occupata di riconoscere i corpi dei migranti annegati in mare e che ha deciso di raccogliere molte di queste storie di migrazione in un volume dal titolo Naufraghi senza volto (Cortina Editore). La storia del giovane è diventata virale grazie a una vignetta di Makkox, il disegnatore che arricchisce le pagine de L’Espresso e che l’11 gennaio su Il Foglio aveva dedicato una vignetta al ragazzo senza nome.
Proveniente dal Mali, l’adolescente “era vestito con una giacca simile a un piumino, un gilè, una camicia e dei jeans” e l’unico modo per risalire alla sua età è stato quello di analizzarne i resti. Come si legge nel libro, il giovane era privo di documenti che ne accertassero l’identità, ma all’interno della giacca aveva cucito qualcosa di ancora più prezioso: una pagella scolastica. In un passaggio del libro Cattaneo racconta i momenti della scoperta, con il plico di carta sbiadito e ripiegato su sé stesso che riportava i nomi della materie, in francese.
Una storia che ha spinto la comunità di Vercelli a installare una “pietra d’inciampo” in ricordo del ragazzo di fronte a ogni edificio scolastico della città. In totale, n
e sono state posizionate 12. Il Presidente Mattarella aveva citato nei giorni scorsi la commovente vicenda come monito per le coscienze di tutti: “I giovanissimi attribuiscono alla pagella il valore di un passaporto, di accreditamento per il mondo la spinta e lo strumento per l’apertura”.
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