Come spesso accade per le decisioni del governo in carica, in bilico tra l’abolizione di un decreto o la sua completa riforma, anche per il bonus cultura il governo decide di fare un’operazione a metà che scontenta tutti.
Era destinata a questo sbocco anche la cosiddetta “18App”, un bonus pensato ormai solo per pochi.
Allo stato attuale potrebbero essere due i criteri da seguire per poterlo ottenere: l’Isee del nucleo familiare che non dovrà superare i 35mila euro e il punteggio di 100/100 all’esame di maturità.
Chi possiederà entrambi i criteri, avrà diritto al bonus raddoppiato, cioè fino a mille euro.
Peccato, però, che in questo modo la forbice per gli aventi diritto si restringerà drasticamente.
Non si sono fatte attendere le critiche.
“Appena abbiamo saputo di questa ipotesi abbiamo immediatamente detto che era una schifezza”, dice Luigi Marattin di Italia Viva, membro della commissione Bilancio: “Ma la verità è che sono in difficoltà su tutta la manovra, non solo su questo. I tempi sono strettissimi e stanno cercando in tutti i modi di ridurre al minimo la discussione, col rischio di non rientrare comunque nei termini”.
Maria Laura Orrico del Movimento Cinque stelle, su Twitter: “Muore la 18App e nasce la Carta del merito per dire ai giovani che non sono tutti uguali in base al reddito e che solo quelli con i voti alti devono continuare a cibarsi di cultura. Follia e assoluta mancanza di buon senso del governo Meloni”.
Completamente sordo alle critiche, il presidente della Commissione cultura, Federico Mollicone, in quota Fratelli d’Italia, invece, esulta: “Il ministro Sangiuliano convocherà un tavolo ai primi di gennaio per un nuovo regolamento coinvolgendo tutte le associazioni di categoria. Siamo soddisfatti per quella che è un’azione da riformisti conservatori”.