Un mese fa circolava la notizia dei cosiddetti atenei “fuorilegge”, soprannominati cosi in quanto l’Unione degli Universitari ha denunciato una tassazione ben oltre il limite del 20 per cento rispetto al Fondo di finanziamento ordinario dello Stato. Risultato? Più della metà delle università italiane non sono a norma. Inoltre il flusso di studenti ricercatori che scappano all’estero pur di avere maggiore retribuzione e meno tasse non accenna a diminuire, con un sistema che alimenta la costante fuga di cervelli.
Atenei irregolari
Eppure nel nostro paese, la tassazione è cresciuta di 163 milioni in soli 7 anni (2008-2015) A tal proposito non sono mancati commenti come quello di Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Udu (Unione degli Universitari): “Dopo i tagli dell’accoppiata Tremonti-Gelmini, del 2008-2010, si registra quindi una crescita sensibile delle tasse universitarie. Eppure il ministero da anni, nonostante le nostre continue inchieste, sta in silenzio e non chiede agli atenei di rientrare nei limiti, comunque insufficienti, previsti dalla legge. Ma il problema è sistemico. È il sottofinanziamento dell’università che ha condotto gli atenei ad innalzare le tasse. Va implementata la no-tax area e si deve andare nella direzione di una graduale abolizione delle tasse universitarie, le terze più alte d’Europa”.
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Sconto sulle tasse
Per adesso non sappiamo se la direzione della gestione universitaria sia effettivamente cambiata, ma il maxisconto che ha riguardato il settore della ricerca ha dato già qualche risultato positivo: sono 1244 ricercatori sono rientrati a fare ricerca in Italia. Hanno infatti potuto trasferire la propria residenza fiscale in Italia, cosa che prima non conveniva, potendo eliminare dalla tassazione il 90% del reddito di lavoro autonomo o dipendente prodotto nel nostro paese. La tassazione agevolata vale non solo per l’anno nel quale si prende la residenza fiscale, ma anche per i 3 anni successivi.
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I requisiti per beneficiarne
Chi può godere di questo beneficio? Docenti e ricercatori che svolgono la propria attività in Italia e non hanno per questo una residenza all’estero.
I requisiti?
- Un titolo di studio universitario (anche equiparato)
- Sono stati residenti all’estero per almeno due anni consecutivi
L’attività di ricerca?
Destinata a numerosi settori tra cui:
- ricerca di base, ricerca industriale, di sviluppo sperimentale e a studi di fattibilità.
L’attività di docenza?
- Insegnamento svolta presso istituzioni universitarie, che possono essere sia pubbliche che private.
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