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Università, ecco quali sono le facoltà più redditizie e con più opportunità di lavoro

Quale percorso universitario offre ai giovani una maggiore sicurezza in termini di sbocco lavorativo? E quale ateneo permette di ottenere stipendi più elevati? La risposta a queste domande complesse può essere trovata nell’analisi dei dati di Almalaurea, e i risultati non sono affatto scontati. Dall’analisi emerge che nel 2023 in Italia sono stati 365.952 i laureati, mentre il numero di iscritti per l’anno accademico 2023/24 è sceso di circa 6.000 unità. Tra le varie aree disciplinari, il settore economico vanta il maggior numero di laureati, mentre i settori con il minor numero di iscritti sono quelli informatici e delle tecnologie avanzate. Generalmente, i corsi di laurea scientifici offrono le migliori opportunità lavorative. In cima alla classifica per occupabilità troviamo i settori di informatica e tecnologie ICT, medicina e ingegneria industriale e dell’informazione, mentre i laureati in discipline umanistiche, psicologiche, giuridiche, artistiche e design riscontrano maggiori difficoltà a entrare nel mondo del lavoro.

Le università che offrono migliori sbocchi e stipendi

Un’annotazione importante riguarda le lauree magistrali, che tendono a offrire maggiori opportunità di impiego rispetto a quelle triennali. Dunque, proseguire gli studi oltre il primo ciclo può rivelarsi una scelta vantaggiosa. Secondo i dati di Almalaurea, riportati nell’analisi di Chiara Nardinocchi su Repubblica, a un anno dal conseguimento del titolo, tra i laureati di primo e secondo livello alla ricerca di lavoro, solo il 38,1% e il 32,9% rispettivamente sarebbero disposti ad accettare una retribuzione inferiore a 1.250 euro. Queste percentuali sono calate rispettivamente di 8,9 e 6,8 punti nell’ultimo anno. Inoltre, la disponibilità ad accettare lavori non strettamente correlati agli studi si attesta al 76,9% tra i laureati triennali e al 73,0% tra quelli magistrali, con una diminuzione di 5,9 e 3,0 punti rispetto all’anno precedente. Infine, persiste una significativa disparità salariale tra uomini e donne, un aspetto in cui l’Italia continua a mostrare ritardi rispetto ad altri Paesi.