Ha confessato di aver pianificato tutto da tempo, di aver comprato benzina e fascette. “Io questa cosa del gesto ce l’avevo in mente: volevo andare a Linate per prendere un aereo e tornare in Senegal e volevo usare i bambini come scudo fino all’aeroporto”. Un piano delirante, quello che voleva attuare Ousseynou Sy. 47 anni, autista che ha dirottato e incendiato lo scuolabus è stato portato nel carcere di San Vittore, dove si trova sorvegliato a vista e in reparto protetto.
L’arrivo, infatti, non è stato dei più tranquilli. Esiste, tra i detenuti, una sorta di codice d’onore. Ci si accetta senza fare troppe domande, senza giudicare gli altri per i reati che hanno a loro volta commesso. Con delle eccezioni, però, per chi si è macchiato dei crimini più gravi, più disgustosi. Su tutti, chi ha fatto del male ai bambini. E così al momento dell’arrivo di Sy nella struttura, ecco subito scattare un lancio di uova e arance contro la porta della sua cella. Un messaggio esplicito: “Qui nessuno è tuo amico”.
L’autista di origini senegalesi è stato così spostato successivamente dal quinto raggio al reparto protetti, quello dove si trovano i detenuti che non possono stare insieme agli altri. Subito dopo l’arresto, Sy era stato inizialmente portato in ospedale per delle leggere ustioni che si era provocato durante il rogo del bus, che fortunatamente non aveva causato vittime né feriti.
Prima di entrare nel carcere ha avuto un colloquio con il medico di guardia. In programma nelle prossime ore, per lui, gli incontri con
lo psichiatra, lo psicologo e l’educatore del reparto. Il pm Nobili, che coordina le indagini, ha spiegato che quello di Sy era un gesto che “aveva da qualche giorno preordinato da solo senza consultare nessuno. Voleva che tutto il mondo potesse parlare della sua vicenda”.
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