Urbano Cairo si butta in politica? Il patron del Corriere della Sera, di Rcs, del Torino calcio e di La 7 ci pensa: “Ma no… È un chiodo fisso dei giornalisti. Non ho nessuna voglia di entrare in politica. Tutte le persone bene informate e di buon senso pensano che in Italia ci siano da rimettere a posto molte cose. Ci sono almeno 180 miliardi di sprechi, di costi inutili, di soldi buttati al vento, nel bilancio dello Stato. Tutti lo sanno…”. Cairo voleva debuttare con Silvio Berlusconi, da ragazzo, e riesce a farsi prendere, a essergli vicino, come desiderava.
Poi decide di andarsene, con un certo coraggio. Aveva sfondato nella pubblicità, diventa editore. Passo dopo passo, quanti colpi: i giornali popolari, La 7, il Toro, il Corriere della Sera, Rcs. Non ci sono errori nella sua carriera. Molti dicono che abbia il braccino corto. “Non sopporto gli sprechi. Tagliare gli sprechi è importante. Mai licenziato qualcuno, non ho mai buttato per strada una famiglia. Solo alcuni dirigenti. Pochi, però. Se un dirigente non segue gli indirizzi editoriali, è inevitabile esonerarlo”.
E così anche al Corriere e in Rcs ha rimesso le cose a posto. “Senza un giorno di sciopero. È importante. Abbiamo dovuto mettere qualcosa a posto, tagliare un po’, cambiare. Ma il sindacato ti segue, se la politica è giusta”. Allora, Cairo entrerà in politica o no? “So aspettare il momento giusto. Ma la prudenza prevale e mi dice che i rischi sono pericolosi. Non mi piace l’azzardo. Il poker mi intriga, bisogna saper ragionare. Il casinò non mi piace, la roulette è assurda”.
Urbano Cairo nasce il 21 maggio del 1957 a Masio, in Piemonte. Laureato all’Università Bocconi di Milano, nel 1981 legge un’intervista concessa da Silvio Berlusconi a “Capital” in cui l’imprenditore milanese invita i giovani con buone idee a contattarlo: Urbano Cairo prende per vere le parole del fondatore di Canale 5 e si presenta nei suoi uffici per farsi ricevere.
Divenuto assistente personale di Silvio Berlusconi, è il responsabile dell’acquisizione di Italia 1 da parte di Fininvest. Nel corso degli anni, il rapporto tra Berlusconi e Urbano Cairo si consolida sempre di più, anche per i suoi successi ottenuti nel settore della raccolta pubblicitaria: nel 1993, quando l’uomo di Arcore è impegnato a valutare un suo ingresso in politica, ha al proprio fianco il manager alessandrino, che prende parte a numerosi incontri finalizzati alla creazione dei club da cui prenderà vita in seguito Forza Italia.
Licenziato dal gruppo Fininvest, alla fine del 1995 dà vita alla Cairo Pubblicità, che comincia la propria attività poche settimane dopo ottenendo in esclusiva la concessione della vendita di spazi pubblicitari per i periodici “TV Sette”, “Oggi” e “Io Donna” dal gruppo Rcs, che a quel tempo è controllata da Gemina, la società finanziaria del gruppo Fiat, per il 46.28%.
Nel 2005 annuncia ufficialmente l’acquisizione del Torino. Nel 2013 la Cairo Communication presenta al gruppo Telecom Italia un’offerta di acquisto per La7: la rete televisiva viene acquisita ufficialmente il 4 marzo del 2013 a un prezzo di un milione di euro. Il 6 maggio del 2015 Cairo si vede assegnato, nella sala della Regina di Montecitorio, a Roma, il Premio “Guido Carli”, conferitogli da una giuria costituita tra gli altri da Antonio Patuelli, Barbara Palombelli, Mario Orfeo e Vittorio Feltri.
L’autunno seguente, in vista delle elezioni amministrative che si svolgeranno nella primavera del 2016, alcune indiscrezioni inseriscono il nome di Urbano Cairo tra i papabili per una candidatura al ruolo di sindaco di Milano. Anche in quella circostanza, però, si è tenuto lontano dalla politica. Lui dice che aspetta il momento buono. Ha una squadra di calcio, una rete televisiva e ora il principale quotidiano italiano: ci ricorda qualcuno? Mi sa che il momento è vicino…
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