Fumata nera a Palazzo Chigi dopo l’incontro tra il governo e sindacati confederali per discutere di legge di Bilancio. I nodi su pensioni, ammortizzatori sociali e cuneo fiscale non sono stati sciolti. Il presidente del Consiglio abbandona addirittura in anticipo il tavolo della trattativa con la scusa di altri impegni. La delegazione dei ministri non riesce comunque a trovare la quadra con i segretari di Cgil, Cisl e Uil. A questo punto il rischio di sciopero generale si fa sempre più concreto.
Parla di “impegno istituzionale indifferibile” Mario Draghi nel momento in cui abbandona il tavolo della trattativa con i sindacati, a poco più di mezz’ora dall’inizio della riunione. A confrontarsi con le sigle sindacali rimangono a quel punto il ministro della Pubblica istruzione Renato Brunetta, quello del Lavoro Andrea Orlando e quello delle Finanze Daniele Franco. Ma la distanza tra le richieste dei sindacati sulle pensioni e la proposta del governo rimane al momento incolmabile.
Quando, poco dopo le 9 di sera, l’incontro si conclude, la tensione sale ulteriormente. Brunetta si impegna a riferire a Draghi le richieste sindacali. E ricorda che ci sono ancora 24 ore per discutere, prima del consiglio dei Ministri di giovedì 28 ottobre che dovrà dare il via alla legge di Bilancio. Nessun incontro però è stato fissato per la giornata di mercoledì. Cgil, Cisl e Uil minacciano allora di decidere “le iniziative di mobilitazione più adatte” se l’impianto della legge non subirà modifiche su pensioni e ammortizzatori sociali.
“L’incontro non è andato bene”, commenta il segretario Uil Pier Paolo Bombardieri. Troppo pochi i 600 milioni di euro destinati alle pensioni secondo lui. “Non è accettabile che il lavoro creato in questi mesi sia precario”, aggiunge Maurizio Landini della Cgil. “Ci mobiliteremo”, promette Sbarra della Cisl. Ora la palla passa a Draghi.
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