In una situazione incerta ormai da giorni, potrebbe essere alle porte l’ennesimo colpo di scena sul fronte vaccini, in particolar modo per gli under 60 che, prima dell’interruzione degli Open Day AstraZeneca, aveva ricevuto la prima dose. La Regione Lazio ha sollevato la questione della possibilità di rifiutare un’eventuale seconda dose con farmaco mRNA come Pfizer o Moderna dopo la prima con un siero a vettore virale, ovvero appunto AstraZeneca.
A tal proposito, il Lazio ha chiesto un parere in merito al ministero della Salute, dopo che in questi giorni molte persone hanno comunicato il proprio “no” al cosiddetto “mix vaccinale”, sul quale invece l’Agenzia del Farmaco si era espressa favorevolmente. Il Comitato tecnico-scientifico dovrà spiegare se questa è una strada percorribile, e stando a quanto ha anticipato l’epidemiologo Donato Greco, membro dello stesso Cts, la valutazione degli esperti del comitato potrebbe essere positiva.
Intervistato da La Stampa, Greco ha infatti spiegato: “È ragionevole consentire a chi lo vuole di fare il richiamo con AstraZeneca dopo aver firmato il consenso informato”. Parole che non hanno fatto altro che aumentare la confusione intorno a un argomento che continua a tenere banco, in attesa di una decisione definitiva che tarda ancora ad arrivare. L’Aifa e il ministero faticano a esprimere un’unica voce, e anche tra i virologi le opinioni sembrano al momento contrastanti.
Secondo Silvestro Scotti, segretario della Fimmg (Federazione italiana medici di famiglia), “quella della Regione Lazio è una valutazione sconcertante”. Ai microfoni di 24 Mattino su Radio 24 ha spiegato: “Esiste in questo Paese un sistema regolatorio che è retto dall’Aifa, o l’Aifa fa una regolazione talmente chiara che non esiste che ogni Regione possa determinare valorizzazioni diverse sull’utilizzo del farmaco-vaccino, o altrimenti significa che siamo alla deregulation completa, cioè rispetto a un farmaco ogni Regione può decidere come farlo, quando farlo e attraverso quali meccanismi”.
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