Sui vaccini il premier Draghi ha sostanzialmente commissariato le Regioni: a decidere è il governo e tutti i poteri sono accentrati. Il pasticcio del Piemonte con AstraZeneca ha dato conferma di questo nuovo trend. Ieri, 14 marzo, la Regione aveva inizialmente sospeso la somministrazione dei vaccini AstraZeneca dopo la morte di un insegnante, Sandro Tognatti, a Biella. E Repubblica racconta l’ira del ministero della Salute alla notizia della sospensione voluta dal Piemonte: “Il problema è il messaggio che arriva al Paese. Si instillano dubbi che possono fare un male cane alla campagna vaccinale”, era uno dei commenti che circolavano ieri pomeriggio a Roma.
La decisione del Piemonte di fare da sé e bloccare completamente l’uso del vaccino di AstraZeneca, dettata probabilmente dalla paura, rischiava di dare un nuovo colpo alla campagna vaccinale. “Al ministero se ne sono resi subito conto ieri mattina, quando sono iniziate una serie di telefonate con Torino. Quello dell’esecutivo è stato un intervento muscolare. Il ministro Roberto Speranza ha chiamato per spiegare che non spetta all’amministrazione regionale una decisione come quella, che porta al blocco totale di un vaccino”.
“Le uniche autorità che possono prendere decisioni sulla sicurezza dei vaccini sono Aifa ed Ema e c’è piena fiducia sulla sorveglianza da loro costantemente esercitata”, è la linea del governo, il quale ora sviluppa su un doppio canale l’agenda di breve termine: il piano vaccinale centralizzato, appunto, e l’ulteriore stretta. Su entrambi i temi c’è dunque un’idea di governo che surclassa i poteri delle Regioni.
Da una parte un’accelerazione nella campagna di vaccinazione, per raggiungere il ritmo di 500mila sieri inoculati al giorno su base nazionale e vaccinare almeno l’80% della popolazione entro il mese di settembre; dall’altra un intervento immediato – non oltre la settimana prossima – di sostegno economico per chi verrà colpito dall’ennesima stretta. Sono due partite che si intrecciano.
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