Entrambe l’hanno desiderate, pensate, accudite fin dal primo attimo di vita, ma la mamma biologica, colei che l’ha partorita esiste per lo Stato, la società, il mondo. L’altra mamma invece che le figlie non ha un legame genetico, è invece un fantasma, invisibile come l’aria, senza diritti né doveri verso quelle due bambine che messo al mondo insieme alla sua ex compagna. La storia di Valentina, mamma non biologica di due gemelline che ha coccolato per sei anni nel ruolo di genitore, prima di separarsi dall’ex compagna, assomiglia alle vicende di tante famiglie omogenitoriali, formate cioè da due mamme o due papà. Il calvario di Valentina è iniziato nel 2018, quando è stata messa alla porta dalla madre biologica e da quel momento è iniziato il suo esilio genitoriale. Dopo essere stata respinta dal tribunale di Padova, da quello dei Minori di Venezia e anche dalla Corte Costituzionale, ora questa “madre intenzionale e sociale” accarezza il sogno di riabbracciare le sue due gemelline, le stesse che ha coccolato per sei anni e mezzo nel ruolo di co-madre, dopo una fecondazione eterologa.
Come ha riportato Repubblica, il 5 maggio scorso la Corte europea per i diritti umani ha richiamato l’Italia, chiedendo giustificazioni in merito a plurime violazioni. “Mi aspetto che vengano finalmente riconosciuti i miei diritti e che il Governo mi veda come un genitore a prescindere dal mio orientamento sessuale. Purtroppo la strada per veder riconosciuti i diritti civili è ancora molto lunga”, dice Valentina, 52 anni, operatrice in una casa di riposo di Padova.
Come accade in tante coppie eterosessuali, la relazione di Valentina e la sua ex compagna è entrata in crisi e così le due donne hanno deciso di separarsi. “Io e la mia compagna dovevamo sposarci per dare concretezza al nostro rapporto ma è andata così. I sogni sfumano ma quando sono nate quelle bambine la responsabilità l’ho presa e non intendo rinunciarvi”. La separazione però è andata a discapito di Valentina, perché la legge italiana in materia di figli, tutela oggi solo i figli nati da genitori di sesso opposto. “Le separazioni ci sono anche nelle coppie eterosessuali. Quanti vivono lontani dai figli? – afferma la mamma non biologica -Solo che in quei casi la legge tutela entrambi i genitori. E per me la regola non può essere la stepchild adoption, per adottare le figlie che ho fatto nascere. Io ho seguito tutto il percorso. C’ero anche io lì, durante quel percorso”.
Dopo essere stata respinta dai tribunali di Padova e Venezia e dalla Corte Costituzionale, adesso a mamma Valentina non resta che sperare nella Corte Europea di Strasburgo. “Mi aspetto che il tribunale ora riconosca i miei diritti e che poi il Governo ci riconosca come genitori, a prescindere dall’orientamento sessuale – ha spiegato ancora la donna al quotidiano -. La fecondazione eterologa dovrebbe essere concessa anche in Italia: essere genitori non può dipendere dall’essere uomo o donna o eterosessuale”.
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