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Valore del bitcoin attuale: quotazione e previsioni

La moneta virtuale di Satoshi Nakamoto ha perso dai massimi di metà dicembre circa il 60%. Nella storia del Bitcoin per ben cinque volte il bitcoin ha sofferto crolli superiori al 70% dai massimi. Per esempio “nel 2010 in meno di un mese è precipitato addirittura del 94%, ma questa è la preistoria. In tempi più recenti da segnalare l’interminabile orso con una caduta dell’85% dal record del novembre 2013 al gennaio 2015. Ma, come ben si sa, a tutti questi tracolli sono seguiti nuovi record”.

La moneta virtuale manda in archivio la peggiore settimana dal 2013, con l’ennesimo crollo delle quotazioni, che arrivano a scendere sotto 8mila dollari per poi recuperare. Uno scivolone che ha contagiato tutte le monte virtuali che si possono acquistare, dall’Ethereum al Litecoin.

Bitcoin ha perso oltre la metà del proprio valore di capitalizzazione di mercato dall’inizio del 2018 e ha portato con se anche tutte le altre valute elettroniche. Ancora non così forti da poter sostenere da sole il “peso” di essere quello che sono. Sul crollo generalizzato delle cripto monete ecco spuntare i soliti colpevoli. Le voci di una bolla, le restrizioni da parte dei Governi (Giappone, Corea del Sud, Cina India..), lo scetticismo da parte della finanza, lo sbarco a Chicago che ha consentito l’apertura delle scommesse “al ribasso” senza dimenticare gli attacchi continui da più parti che hanno cominciato a scalfire la corazza di BTC, quell’armatura che fino ad oggi sembrava inattaccabile.

A gennaio si era anche detto che il primo mese di ogni anno rappresentava una caduta fisiologica per tutte le valute elettroniche, quasi una costante. Ma adesso siamo a febbraio e il crollo continua, non solo per Bitcoin peraltro, ma anche e sopratutto per tutte le altre Coin.

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Quotazione e valore di Bitcoin e le altre Criptovalute.

BTC si è vista protagonista di un crollo vertiginoso che ha causato perdite di valore non indifferente. Nel corso di un giorno sono stati bruciati 100 miliardi di dollari di valore fra tutte le monete virtuali presenti sulle varie piattaforme. Stando ai grafici di CoinMarketCap in tempo reale, l’analisi attuale sulle valute digitali è impietosa. BTC sta perdendo oltre l’11% ed è quotata 6.678 dollari.  Un tonfo spaventoso: in un solo mese la regina delle criptomonete ha chiuso con il peggiore risultato. Non che le altre criptovalute siano rimaste immuni alla bolla: sempre a gennaio, Ripple e Litecoin hanno perso rispettivamente il 45% e il 29%. 

Ad alimentare l’ultima ondata di vendite sono stati i continui annunci da parte dei governi e delle autorità riguardo a maggiori regole e restrizioni sul trading delle criptovalute. A onor di cronaca va ricordato che i Bitcoin e altre criptovalute hanno riempito i giornali di questi giorni con furti cibernetici per importi pari a centinaia di milioni di dollari: a Tokyo una truffa digitale di $430 milioni con la piattaforma online di criptovalute Coincheck e in Corea del Sud svariate transazioni illegali del valore di quasi $600 milioni i casi più eclatanti. Un problema che pare piuttosto difficile da arginare, data l’enorme appetibilità della moneta virtuale per coloro che vogliono mantenere l’anonimato sulle loro transazioni. Già, perché il diritto di proprietà di una criptovaluta non viene verificato rilevando un’identità, bensì attraverso il possesso di una password segreta che, mediante le tecniche della crittografia, consente di accedere alla moneta stessa, senza rilevare alcuna informazione riservata.

Ethereum giù in picchiata, calato di oltre il 12% in 24 ore, a 647 dollari circa. Ripple fa addirittura peggio, calano di 15 punti percentuali e venendo scambiata a 0,75314 dollari. Nella top 20 delle criptovalute per valore di capitalizzazione di mercato, si segnalano generalmente perdite che vanno dal 10 al 20%. Solo Stellar riesce a tenersi a singola cifra ( ma di poco, 9,40%), mentre Tether tiene il colpo segnando un sorprendente punto positivo (+0,26%). Se poi scendiamo a guardare l’andamento delle altre valute elettroniche, ritroviamo perdite ancora maggiori, alcune delle quali superano perfino i 20 punti percentuali.

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Cosa può aver scatenato la bolla “Bitcoin” e il crollo delle quotazioni?

C’è chi ha fatto notare come la retromarcia sia iniziata da quando è stato possibile “scommettere” sul valore del bitcoin attraverso prodotti derivati, quotati alla borsa delle commodities di Chicago. In pratica, da quando è stato possibile puntare anche al ribasso, utilizzando la leva finanziaria. Una ulteriore speculazione che ha inevitabilmente colpito la moneta virtuale che aveva guadagnato più del 900 per cento dall’inizio del 2016.

In realtà, quello che ha scatenato l’ondata di vendite degli ultimi giorni è anche altro. Non passa giorno senza che si inaspriscano i controlli delle autorità, siano governi siano banche centrali, nei confronti del bitocin e della sua “governance”: sia per il moltiplicarsi di casi di truffe, sia per i timori che venga utilizzato per attività di riciclaggio, sia per fissare regole che diano stabilità agli scambi ed evitare che si trasformi in un pericolo per gli investitori. E’ il caso dell’India, che ha dato via a una serie di stretta sulla regolamentazione.

Oppure della Cina, che ha imposte regole severe fin dal settembre scorso e ora ha vietato gli scambi. Ma anche del Giappone, dove sono in corso gli interventi ordinati in Giappone dall’autorità di controllo sui servizi finanziari agli uffici della piattaforma di scambio Coincheck: la piattaforma online di cripto valute vittima lo scorso fine settimana di un attacco informatico che ha causato una perdita di 58 miliardi di yen, oltre 430 milioni di euro. “Abbiamo deciso di condurre l’accertamento per tutelare gli utenti e valutare l’attuale livello di protezione presente”, ha spiegato il ministro delle Finanze Taro Aso dopo un incontro del Gabinetto di governo.

Del tema bitcoin si parlerà anche alla prossima riunione del G20: i governanti delle grandi economie del globo hanno raccolto gli inviti arrivati sia dalla Bce che dalle Fed (la banca centrale statunitense) per dotarsi di regole comuni. Quando di ritroveranno a fine marzo, cercheranno di trovare una intesa. “Bisogna garantire la sicurezza dei risparmiatori da un rischio speculativo”, ha detto di recente il presidente francese Emanuel Macron. “Vedremo assieme agli altri membri del G20 come regolamentarlo”.

Quanto durerà ancora questo crollo?

Siamo arrivati alla tanto attesa e preannunciata esplosione della bolla? O tutto rientra alla normalità nel giro di pochi giorni? La volatilità, così come l’incertezza, regnano sovrane nel panorama delle valute digitali. L’impressione è che l’andamento adesso, a differenza di prima, lo decida davvero il mercato. Se solo qualche settimana fa la febbre del Bitcoin era alle stelle e si esaltavano profitti straordinari un po’ ovunque, anche dal barbiere, adesso i quotidiani parlano di una “festa finita”, alludono alle limitazioni normative e alle continue frodi, e Facebook mette al bando tutte le campagne pubblicitarie che promuovono le criptovalute e le Ico pubblicità discutibili, spesso associate a pratiche promozionali false e ingannevoli. 

Non solo, dopo Cina e Corea del Sud, anche gli Stati Uniti stanno accendendo i fari sul settore. Secondo Bloomberg le autorità di controllo americane hanno inviato mandati di comparizione per i rappresentanti di Bitfinex e Tether, due delle realtà più importanti per lo scambio di criptovalute al mondo. Insomma un 2018 fin qui da dimenticare per gli speculatori di Bitcoin (e sorelle), tra i quali, se non altro, non troviamo il profilo del classico risparmiatore italiano o della madre di famiglia che a stento arriva a fine mese. Paul Krugman, premio Nobel per l’economia, afferma che “la bolla potrebbe andare avanti per anni, ma finirà in tragedia e prima succederà e meglio sarà”. 

Senza essere catastrofici, finchè il Bitcoin e le altre criptovalute saranno impiegate da pochi per fini largamente speculativi, non soddisferanno nessun vero bisogno, e saranno destinati a rappresentare una scommessa già persa. Sarà per questi motivi che Facebook ha deciso di vietare ogni campagna pubblicitaria legata a prodotti e servizi finanziari “che di frequente vengono associati a pratiche promozionali false e ingannevoli”? Zuckerberg certamente non punta il dito su tutto il mercato Bitcoin, ma qualcuno sta tentando di approfittare del momento.

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Come la psicologia può influenzare la stabilità finanziaria.

Hyman Minsky nel suo celebre modello di instabilità finanziaria, successivamente elaborato da Charles Kindleberger, sosteneva che le bolle avessero cinque fasi: il trasferimento o migrazione, il boom, l’euforia, l’angoscia finanziaria e la repulsione. Il trasferimento è azionato da un’innovazione tecnologica che ci catapulta in una nuova era, come internet o la blockchain in questo caso. Succede quindi un boom che trascina sempre più investitori, finché si raggiunge la fase euforica, dove si viene bombardati di pubblicità e se ne discute anche sulle radio (succedeva circa intorno a novembre 2017).

La gente compra per ottenere rapidi guadagni e in parte per imitare gli altri. Questa tendenza si autoalimenta per un po’. Ad un certo punto, tuttavia, iniziano a insinuarsi i primi dubbi e la gente inizia a vendere per monetizzare i propri profitti. A ciò si aggiungono spesso cattive notizie (Corea del Sud, normative stringenti, etc.) e il prezzo inverte la tendenza. Una volta che il prezzo comincia a scendere la psicologia cambia: le persone che avevano comprato inizialmente si vedono erosa la loro potenziale rendita, e le persone entrate da poco potrebbero addirittura aver comprato la criptovaluta al di sopra del prezzo corrente, con conseguenti pentimenti. Investitori occasionali possono aumentare temporaneamente il prezzo, ma non durano.

Non siamo ancora arrivati alla fase di angoscia, ma potremmo esserne vicini se ci fosse l’innesco di un’ulteriore svendita massiva. Ci potrà essere un momento in cui gli investitori potrebbero smettere di pensare al Bitcoin come mezzo di scambio per le transazioni quotidiane, o come deposito affidabile di valore, e, a causa della proliferazione delle altre criptomonete, non sfrutterebbe il jolly dell’offerta limitata. Un bene digitale che non ha un flusso di reddito è complicato da valutare: diventa arduo definire un prezzo target in salita e un prezzo floor in discesa. Quando la gente lo capirà, saremo nella fase di repulsione.

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