Vauro nella bufera per le critiche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Lo dico con la consapevolezza di prendermi la responsabilità delle mie parole: il presidente Mattarella non è più il garante della Costituzione”, ha accusato il vignettista del Fatto Quotidiano durante la manifestazione romana del 25 aprile. Accusa che gli è valsa una polemica in diretta tv su La7 con una manifestante che lo ha rimproverato duramente. Non contento, Vauro il giorno dopo si presenta ospite nello studio de L’aria che tira per ribadire di fronte alla conduttrice Myrta Merlino le sue critiche a Mattarella.
“Mi ripetono spesso di questi tempi che non siamo in Russia. – spara Vauro dalla Merlino – Io ci ho creduto, non siamo in Russia. Mattarella non è Putin, no? Quindi penso che il diritto alla critica politica all’agire di un presidente della Repubblica come Mattarella penso di avercelo. Non solo penso questo, penso a quanto non mi sento in Russia. Modestamente e senza ironia, non sono un costituzionalista. Però so che anche il linguaggio della Costituzione, la forma in cui è scritta, è stata studiata da costituenti perché fosse semplice”.
“Ora io l’articolo 11 della Costituzione l’ho letto (‘L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa etc…). E ribadisco che l’interpretazione che ne ha dato Mattarella è per me una forzatura del dettato costituzionale”, affonda ancora il colpo Vauro. A quel punto la conduttrice gli fa notare che il costituzionalista Sabino Cassese ritiene quella in corso una guerra di difesa. Tesi che il vignettista respinge con forza. “La Russia ha attaccato l’Ucraina non la Repubblica italiana”, sottolinea polemico.
“Noi stiamo mandando armi ad una parte belligerante e non mi si venga a fare la retorica della resistenza per un motivo molto semplice. – si infervora ancora Vauro – Il governo Zelensky ha ricevuto, soltanto dall’amministrazione Biden, due miliardi e mezzo di dollari di armamenti. Non contesto il diritto dell’Ucraina a difendersi. Ma noi abbiamo uno scenario dove c’è un esercito che combatte contro un altro esercito invasore. Non abbiamo i partigiani. Noi mandiamo armi semplicemente per sudditanza verso la Nato. Le mandiamo perché vogliamo essere tirati dentro come complici di questa politica aggressiva”, conclude.
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