Che cosa c’entra Chiara Ferragni con la Venere di Botticelli? Apparentemente proprio nulla. Ma ad accostare il nome della nota influencer milanese a quello di una delle più conosciute opere d’arte italiane è stato il sottosegretario alla Cultura del governo Meloni, Vittorio Sgarbi. Il critico d’arte decide di commentare a modo suo l’iniziativa presa dal ministro del Turismo Daniela Santanchè di rendere in pratica simile ad una influencer la figura della Venere di Botticelli.
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La Venere di Botticelli diventa influencer
La campagna pubblicitaria in cui la Venere di Botticelli viene resa una virtual influencer con tanto di profilo Instagram (venereitalia23), è nata da un’idea del gruppo Armando Testa. Ed è poi stata presentata ieri in conferenza stampa dal ministro del Tursimo Daniela Santanchè, accompagnata dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, dal ministro per lo Sport Andrea Abodi e dall’amministratrice delegata dell’Enit Ivana Jelinic. Ma l’iniziativa non è piaciuta per niente Sgarbi che decide di tirare in mezzo anche Chiara Ferragni.
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Il paragone di Sgarbi tra la Venere di Botticelli e la Ferragni
“Nel momento in cui parliamo tre ministri presentano la Venere di Botticelli vestita da ciclista, con la scritta Open to meraviglia: un paradosso. – protesta Vittorio Sgarbi – Ma la pubblicità all’Italia la fanno le opere d’arte, senza bisogno di travestirle. Giacché la Venere è nuda sarebbe stato meglio vederla così, senza bisogno di travestirla in quel modo: è una roba da Ferragni”.
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“Anche così funziona lo stesso. – sentenzia Sgarbi riferendosi alla Venere di Botticelli – Lo ha deciso un grafico. E io non voglio contraddire troppo i miei colleghi. Ma sul piano della lingua la contraddizione è invece loro. Open to meraviglia? Che roba è? Che lingua è? Sul piano dell’immagine sarebbe stato meglio farla vedere nuda che vestita da ciclista. Ma è una soluzione scelta da un creativo. E io non credo che vadano difesi i diritti di un’immagine senza poterli alterare se sono stati comprati. Penso solo che a volte ciò che di meglio si può fare è non fare niente”, conclude.
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