Si è formato un piccolo capannello di persone sotto la finestra dell’albergo che ‘ospita’ il tennista serbo Novak Djokovic. Oltre a giornalisti e agenti delle forze dell’ordine, anche alcuni tifosi del numero 1 del mondo non hanno voluto fargli mancare tutto il loro affetto. Djokovic sta attendendo l’esito del ricorso presentato dai suoi legali, per consentirgli di partecipare all’Australian Open anche senza essersi vaccinato contro il Covid. Ma la struttura per rifugiati dove è costretto a restare 24 ore su 24, il Park Hotel di Melbourne, è al centro delle polemiche già da qualche tempo per le sue precarie condizioni igieniche e di sicurezza.
C’è un’immagine sbiadita che sta facendo il giro del web. La foto immortala Novak Djokovic mentre, per salutare le persone che inneggiano al suo nome, forma un cuore con le mani da dietro la finestra della camera del Park Hotel dove si trova. Subito dopo, con una storia pubblicata sul suo profilo Instagram, il campione serbo decide di rivolgersi a tutti i suoi fan.
“Grazie a tutte le persone che nel mondo continuano a darmi il loro sostegno. Riesco a sentirlo e lo apprezzo enormemente”, si limita a scrivere Djokovic, provocando migliaia di reazioni di solidarietà. Anche se non manca ovviamente anche chi critica il suo tentativo di ‘imbucarsi’ all’Australian Open con una esenzione vaccinale, contravvenendo alle severissime regole anti Covid vigenti in Australia.
Soltanto lunedì Novak Djokovic, quando un tribunale si pronuncerà, potrà conoscere il suo prossimo futuro. Intanto, però, il suo problema più immediato sono le precarie condizioni del park Hotel. La struttura è utilizzata per ospitare i richiedenti asilo in Australia. Al momento ce ne sono 36, tra cui anche la tennista ceca Renata Voracova. Anche a lei, come al collega serbo, è stato cancellato il visto d’ingresso per una esenzione medica non ritenuta valida. Dai racconti degli altri rifugiati e dalle immagini postate sui social, si viene però a sapere che l’albergo di 107 camere è stato recentemente teatro di diversi incendi. Per non parlare dei vermi trovati nel cibo e del focolaio di Covid scoppiato nel novembre scorso. “Spero che Djokovic parli pubblicamente delle condizioni in cui siamo costretti a vivere”, dice uno dei richiedenti asilo.
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