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Vertice di governo, fumata nera. Salvini se ne va e convoca i ministri a casa sua

Flat Tax, altra fumata nera. Dove pensa la Lega di trovare le risorse? È la domanda che Giovanni Tria, secondo alcune fonti, avrebbe posto a Matteo Salvini al tavolo di Palazzo Chigi convocato dal premier Giuseppe Conte per evitare la procedura d’infrazione europea. La ricostruzione dei fatti diverge, dalla Lega e anche dal ministero dell’Economia negano che sia andata così. Ma di sicuro il primo incontro finisce con una fumata nera e il rinvio a sette tavoli di lavoro, incluso uno sulla tassa piatta.

Il leader leghista taglia corto, se ne va al Viminale per una diretta Facebook. Poi nel pomeriggio convoca una riunione dei soli ministri leghisti. Che la situazione economica sia preoccupante, non lo nega nessuno nel governo. La pressione europea sulla procedura d’infrazione, il rischio di una tempesta sui mercati e almeno quaranta miliardi da trovare per la manovra d’autunno.

Alle 9 di mattina Conte accoglie a Palazzo Chigi Giovanni Tria, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, con Massimo Garavaglia e Giancarlo Giorgetti per la Lega, Laura Castelli e Riccardo Fraccaro per il M5s, insieme al direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera. Due ore di colloquio e al termine la narrazione di un incontro “utile e positivo”, con la decisione di convocare per la prossima settimana i tavoli di lavoro su temi che vanno dalle tax expenditures al taglio del cuneo fiscale.

“Taglieremo il debito grazie a entrate più cospicue di quelle che avevamo stimato”, dice poi Conte. Rischia di non bastare. Salvini fa la voce grossa. “Oggi ci siamo trovati” nel dire che la “vecchia e delegittimata commissione Ue non può imporre sanzioni all’Italia”, dichiara parlando anche a nome dei colleghi.

Il premier annuncia che invierà una lettera ai partner europei per assicurare che l’Italia rispetterà le regole Ue ma chiederà anche di cambiarle. Ma Bruxelles chiede una correzione sia per il 2019 che per il 2020: come evitarla senza passare da una manovra correttiva è ancora un’incognita. Da via XX settembre negano aumenti di Iva o accise. E anche il solo impegno a usare i risparmi di reddito di cittadinanza e quota 100 potrebbe non bastare.

Ma nel governo già si litiga sulla complicatissima manovra autunnale. Dal Mef precisano che il tema delle risorse si affronterà poi. Ma dalle fila leghiste trapela irritazione e insofferenza per le resistenze che sarebbero emerse anche al tavolo di Palazzo Chigi. In transatlantico c’è chi ostenta l’insofferenza, auspicando una fine anticipata del governo. A Conte e Tria la missione impossibile di trattare in Europa ma “senza calare le braghe”.

 

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