Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha causato scalpore in Italia con le sue dichiarazioni riguardo l’attentato di via Rasella avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel corso di una intervista televisiva, La Russa ha definito gli uccisi una “banda musicale di semi-pensionati, altoatesini (in quel momento mezzi tedeschi, mezzi italiani)”, negando così che fossero soldati nazisti.
>>>>>> La Russa scatenato
Tale affermazione ha suscitato molte polemiche, sia da parte dei rappresentanti politici che da parte dell’opinione pubblica. L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) ha definito le parole di La Russa “indegne”, mentre il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, ha affermato che “la verità storica non è opinabile”.
Successivamente, il presidente del Senato ha rilasciato una dichiarazione in cui ammette di non aver specificato che gli uccisi erano soldati nazisti, ma ha sostenuto che credeva che fosse “ovvio e scontato oltre che notorio”. Ha inoltre chiesto scusa a coloro che si sono sentiti offesi dalle sue parole, anche se ha ribadito che la sua intenzione non era quella di offendere la memoria dei caduti.
L’attentato di via Rasella, avvenuto il 23 marzo 1944, fu un’operazione militare condotta dai partigiani italiani contro le forze di occupazione tedesche. L’attacco provocò la morte di 33 soldati tedeschi e rappresentò una delle prime azioni di resistenza armata contro il nazifascismo. L’evento è considerato una pagina importante della storia italiana e della lotta per la liberazione dal regime fascista.
Le parole di La Russa hanno quindi suscitato indignazione non solo per la loro inesattezza storica, ma anche per la loro offensività nei confronti di una delle pagine più importanti della Resistenza italiana. La discussione ha evidenziato l’importanza di ricordare il passato e di preservare la verità storica come fondamentale strumento di conoscenza e comprensione della nostra storia.