La morte di Gianluca Vialli per tumore al pancreas lo scorso 6 gennaio ha gettato ancora una volta un’ombra sulle morti misteriose legate al calcio.
Dagli anni Sessanta a oggi, tante sono le morti di calciatori professionisti che lasciano più di qualche dubbio. Il quotidiano Avvenire, con Massimiliano Castellani, riapre i suoi dossier delle morti sospette nel calcio.
Negli ultimi venti anni, il quotidiano ha aperto, infatti, due filoni d’indagine, quella sulle morti bianche, centinaia, e quella sul “morbo del pallone”, la Sla, sclerosi laterale amorfica, che ha colpito almeno sessanta professionisti.
L’inchiesta che destò più scandalo, negli ultimi anni Novanta, fu quella partita dalle dichiarazioni dell’allora allenatore della Roma, Zdenek Zeman, che si può riassumere nello slogan “fuori il calcio dalle farmacie”.
Le dichiarazioni del tecnico boemo portarono al primo processo penale della storia del calcio, istituito dal pm di Torino, Raffaele Guariniello, che vide imputato eccellente il settore medico della Juventus, nelle cui fila fino al 1997 aveva giocato anche Gianluca Vialli.
Il processo arrivo fino in Cassazione e accertò la frode sportiva da abuso di farmaci. Ma accanto all’indagine penale ne partì una epidemiologica, avviata sempre da Guariniello.
L’indagine fu eseguita dall’Istituto superiore di Sanità di Roma su un campione di 24mila calciatori di Serie A, B e C attivi tra il 1960 e il 1996. Rintracciati, aggiunge con un tocco di colore il giornalista Castellani, “impiegano l’album di figurine Panini”.
Avvenire intervista il dottor Nicola Vannacore, ricercatore al Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Istituto superiore di Sanità: “Sto rileggendo proprio in queste ore quello studio, primo e unico, che pubblicammo nel 2005 e confesso che avverto un certo disagio, anche perché credo sia tempo di aggiornarlo”.
“Nella nostra ricerca, che si chiuse con il riscontro di 350 calciatori morti per diverse patologie, il dato epidemiologico più significativo che emerse già allora fu che dei 4,99 casi attesi di calciatori morti di tumore al pancreas ne trovammo 9. Il doppio, e lo stesso, ma con una percentuale non giudicabile come “significativa” quanto quella del pancreas, valeva per i casi di carcinoma al fegato, 4.8 attesi e 9 trovati e la leucemia, casi attesi 5,08, trovati 9”.
E poi la Sla, che lo stesso Vialli, insieme a Massimo Mauro, aveva provato a far studiare finanziandone la ricerca con un’associazione omonima.
Dice Vannacore: “Nel 2005 l’incidenza delle morti di Sla nel calcio era 12 volte superiore, ma quel dato è stato aggiornato nel 2019 dal gruppo di ricercatori dell’Istituto Mario Negri di Milano che arrivando fino al 2018 con un follow-up allargato rispetto al nostro studio ha riscontrato 32 casi di morte per Sla nella popolazione calcistica ed un rischio doppio rispetto alla popolazione generale. Ma ora occorre un contributo importante da partte delle istituzioni scientifiche, delle società calcistiche e della società civile tutta, perché venga finanziata una ricerca ad ampio spettro che consenta prima di aggiornare il dato epidemiologico per tutte le cause di morte e successivamente capire le cause del fenomeno”.
Il fenomeno delle morti nel calcio, insomma, sembra una cosa piuttosto strutturata e nessuno sembra avere interesse ad approfondirla, ma i dati ci sono e pongono interrogativi cui si dovrebbe provare a rispondere.