Fortuna Imperatore, nota online come Axel Fox, è una 28enne fuori dagli schemi. Laureata in psicologia, per essere indipendente e mantenersi agli studi si è trovata un lavoro come addetta alle pulizie. Non aveva molta scelta, ha preso quel che ha trovato “dovendo fare i conti con un ambiente duro, senza avere gli strumenti giusti per affrontarlo”. La vera passione di Fortuna però sono i videogame, ma pensare, creare e sviluppare un videogioco è molto difficoltoso e richiede un grande impegno, sacrificio e dedizione. Eppure, nonostante fosse un’autodidatta, nel 2018 ha deciso che ne avrebbe creato comunque uno suo. Non solo: lo avrebbe basato sulla vita di Sigmund Freud. Una follia. Oggi la prima versione di Freud’s Bones ha raccolto sul sito Kickstarter 15mila euro, e a Fortunata ne bastavano cinquemila per finirlo.
Attraverso il videogame Freud’s Bones, si entra nella mente del padre della psicanalisi, un po’ come accadeva nel film del 1999 Being John Malkovich girato da Spike Jonze. Freud lo incontriamo per la prima volta di notte, nel suo studio, mentre fuma ossessivamente il sigaro. La sua mente, piena di dubbi, è stretta nella morsa della solitudine. Noi vestiamo i panni di una voce interiore capace di controllare lo psicologo austriaco con il quale istauriamo un dialogo all’inizio inevitabilmente conflittuale. I modi sono quelli dell’avventura grafica, genere nobile anche se ormai di nicchia, che affonda le radici negli anni Ottanta e ha come capisaldi videogame del calibro di Maniac Mansion e The Secret of Monkey Island. In Freud’s Bones possiamo decidere, attraverso la scelta che ci viene data nei dialoghi, di trasformarci in un demone o in un angelo per Freud. Lo assistiamo nelle sue sedute con i pazienti, attraversando il loro universo mentale, cercando la strada migliore per arrivare ai segreti nascosti nel profondo.
“Il rischio della banalizzazione? La terapia che si affronta nel gioco è frutto di uno studio accurato”, ha raccontato Fortuna a Repubblica. “Freud era sarcastico, logico, e di sicuro non avrebbe accettato una voce interiore che tenta di controllarlo. Di qui l’ironia che segna il rapporto con il giocatore. Il dialogo terapeutico è però serio, si basa su vere nozioni di psicanalisi. Spero che attraverso il videogame, si apprenda un po’ di empatia. Soprattutto a capire che abbiamo abilità cognitive che non sempre sappiamo sfruttare, iniziando dall’ascolto”.
Un talento nascosto
Nemmeno Fortuna sapeva di avere delle doti come game designer. E’ cresciuta con videogame raffinati, da Heavy Rain a Red Dead Redemption 2 fino a Life is Strange, ma da qui a riuscire a realizzarne un proprio ne passa. Per l’esattezza 17mila ore di tentativi andati per lo più male. “Mi hanno aiutata durante il percorso Stefano Rossitto e Giulia Sabatini. Ma certo, tutta l’operazione è stata un azzardo”. Vedremo come andrà a finire. Di sicuro il primo livello Fortuna Imperatore lo ha superato brillantemente, dimostrando che si può cambiare e ripartire imparando tutto da soli. Anche quando sembra un’impresa impossibile.
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