Appena uscita la notizia, tutti si sono posti la stessa domanda: ma perché il vigile che timbrava in mutande è stato assolto? Era infatti finito nell’inchiesta sui “furbetti del cartellino” nel Comune di Sanremo. La sua foto in mutande, aveva scandalizzato l’Italia intera, tanto da divenire immediatamente – nell’immaginario collettivo – l’emblema dei furbetti sul lavoro. Eppure il vigile Alberto Muraglia è stato assolto con rito abbreviato durante l’udienza preliminare. Lo stesso procedimento si è chiuso con altre 10 assoluzioni. “Solo” 16 rinvii a giudizio e altrettanti patteggiamenti. Ma veniamo alla vera storia di quelle mutande. Quanti di voi la conoscono? È proprio racchiusa lì, infatti, la motivazione dell’assoluzione.
Alberto Muraglia se l’è scampata grazie a una disposizione del comandante della polizia locale, secondo cui il custode doveva timbrare dopo aver aperto il mercato e in abiti borghesi. Dunque il gup Paolo Luppi lo ha scagionato dall’accusa di truffa ai danni dello Stato “perché il fatto non sussiste”. Come racconta anche Lettera43, “il suo difensore, l’avvocato Moroni, ha spiegato che Muraglia, nominato custode del mercato ortofrutticolo, si svegliava alle 5.30 per aprire i cancelli e prendeva servizio alle 6. Un compito che svolgeva in cambio dell’alloggio a titolo gratuito nello stabile del mercato”.
“Dopo aver aperto i cancelli, Muraglia guardava che non ci fossero auto parcheggiate male che potessero impedire l’installazione dei banchi. Quindi, timbrava, sempre in abiti borghesi – nella timbratrice del mercato, a pochi metri dalla porta di casa – e rientrava in alloggio per indossare la divisa. Era – ha spiegato il legale – il cosiddetto tempo tuta. È come avviene per tutti gli agenti che devono prendere servizio che entrano, timbrano in borghese, poi si cambiano”.
In quattro occasioni Muraglia sale in casa, dopo aver aperto il mercato e si cambia, ma dimentica di timbrare il cartellino. Per questo motivo, è sceso alla timbratrice in mutande o ha mandato la figlia a timbrare, perché così è disposto, in quanto l’atto di vestire la divisa è considerato orario di lavoro. “Anzi – dice Moroni -, in quei casi è più facile che abbia regalato quaranta secondi, anziché averne sottratti allo Stato”. Muraglia fu licenziato e sfrattato e si riciclò come artigiano.
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