Era divenuto il simbolo dei “furbetti del cartellino”. Eppure il vigile immortalato “in mutande” che timbrava il cartellino nel Comune di Sanremo, messo sotto inchiesta dalla Guardia di Finanza, è stato assolto durante l’udienza preliminare. Così ha deciso il gup Paolo Luppi “perché il fatto non sussiste” anche nei confronti degli altri nove imputati che hanno scelto di ricorrere al rito abbreviato al processo per l’assenteismo. L’amministrazione aveva poi licenziato in tronco 32 degli indagati, tra cui lo stesso vigile urbano. Altri 16 imputati, sempre oggi, sono stati rinviati a giudizio. Come è possibile?
Il vigile urbano in questione era il responsabile dei controlli al mercato ortofrutticolo ed era finito agli arresti domiciliari. Le immagini della Guardia di Finanza lo mostravano mentre strisciava il badge in mutande o faceva compiere l’operazione di timbratura alla figlia. “Il nostro appartamento è proprio dentro il mercato, abbiamo la spiegazione per tutti gli episodi contestati” aveva spiegato la moglie del vigile all’epoca dell’esplosione del caso. “Mi è capitato di smontare dal servizio, arrivare a casa e ricordarmi di non aver timbrato. Per evitare di rivestirmi sono andato a strisciare il badge in pigiama” aveva detto il vigile nel corso di un interrogatorio.
Dopo il licenziamento, l’uomo aveva presentato ricorso al giudice del lavoro e nel frattempo aveva aperto una bottega per la riparazione di elettrodomestici nel centro della città. Ora con l’assoluzione – ma la procura presenterà sicuramente ricorso – per lui ed altri potrebbero aprirsi le strade per una richiesta di reintegro. Il licenziamento deciso dal Comune era stato considerato legittimo poiché fondato su “condotte gravi, in quanto connotate da natura non solo dolosa, ma addirittura fraudolenta”.
Finora soltanto in un caso, quello dell’ex capo dei notificatori Mirko Norberti, l’ha spuntata il dipendente. Ma per un vizio di forma: la mancanza della firma sul provvedimento disciplinare consegnato “brevi manu” all’interessato. Norberti è stato quindi reintegrato, ma con spostamento all’Anagrafe.
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